Annuncio ritardo

“Annuncio ritardo, il treno in partenza da Torino Porta Nuova e diretto a Lecce è in ritardo di un’ora per l’investimento di una persona a Senigallia”.

È il terzo in un mese. Ho sentito una signora dirlo ad un ragazzo. Tutti si lamentano, qualcuno addirittura ride. È il terzo uomo che si uccide in un mese.

È il terzo uomo che vede un treno passare e valutando tutte le opzioni decide che quella di lasciare le sue budella sull’asfalto sia l’opzione migliore. Tutte le vite in questo treno vanno avanti, tutti noi siamo semplicemente annoiati dal ritardo di un’ora del treno che facilmente diventeranno due o forse tre. L’individualità di questa nostra società la trovo sbalorditiva.

Un ossimoro oserei dire, se ci soffermiamo sulla parola “individualità” e “società”.

Forse siamo davvero una società perché abbiamo le infrastrutture, i treni, gli ospedali, i taxi, ma non vi è neanche più l’illusione di essere una comunità. Siamo pronti a chiedere il rimborso per il viaggio, ma nessuno per un attimo si è chiesto per quale motivo tre persone in un mese si siano tolte la vita. Forse qualcuno l’ha fatto, come me, ma quanti di noi percepiscono la rovina, quanti di noi vedono l’alienazione che altri, tempo addietro, avevano avvertito?

Un uomo si sveglia in questo mondo, su questa terra e si sente come un pesce fuor d’acqua, come un lupo senza branco, come un treno senza binari. E decide che questo mondo non è il suo.

Eppure, non c’è un altro posto, non possiamo comprare un altro tetto che non sia questo cielo, neanche il più ricco al mondo può farlo, anche se qualcuno ha creduto di riuscirci. Quando poi l’amara verità si è palesata, di una realtà che può essere sì cambiata, ma non annullata, ci hanno venduto vuoti oggetti per colmare spazi vuoti. Vuoto per riempire. Un altro ossimoro. Distrazioni.

Ma ciò che davvero lascia un vuoto nelle nostre anime, quello che davvero nessuno oggetto potrà mai colmare e nessuna società potrà mai sanare, è questa assurda follia che le nostre vite continuino ad andare avanti, che i treni continuino a rombare, che la gente continui a lavorare e a chiedere di essere risarcita per il ritardo di un treno, che si è fermato perché un uomo si è disteso sul binario, ha visto il cielo sulla sua testa, ha sentito il mostro arrivare e si è lasciato rapire pur di non continuare ad esistere in questa società.

E non c’era nessuna comunità che l’abbia aiutato, e non c’è nessuna comunità che, ora, lo compianga.