L’editoriale di Biagio Porricelli. Calcio Foggia: il campo frena, l’Antimafia accelera

La corsa del Foggia si è fermata sulle sponde del Tirreno. La netta sconfitta di Latina rende oggettivamente complicato aspirare a migliorare il nono posto di Marchionni, fino ad ora il peggior piazzamento dopo il ritorno fra i professionisti, ma mette a rischio anche gli stessi playoff.
La decima posizione, ultima utile per accedere almeno al primo turno preliminare, è contesa ai Satanelli da Cerignola e Potenza, entrambe ancora da incontrare.
Saranno proprio gli scontri diretti, con ogni probabilità, a decidere chi chiuderà la stagione fra 26 giorni e chi, invece, proseguirà a maggio.
La Casertana e il Monterosi, le altre due avversarie rimanenti in campionato, hanno entrambe bisogno di punti: i campani, ripescati dai dilettanti l’estate scorsa, devono difendere il quarto posto che vale tanto in ottica playoff, e i laziali vorrebbero lasciare al Francavilla la penultima posizione dopo una lunghissima rincorsa.
Non sarà facile fare punti in questo mese di aprile, ma il Foggia ha il dovere di provare a migliorare la posizione raggiunta alla fine del girone d’andata, quando i rossoneri chiusero dicembre al decimo posto.
Il mercato di riparazione che si aprì subito dopo è stato oggetto di valutazioni contrastanti, ma a quattro giornate dalla fine non si è ancora fatto meglio e questo non va bene.
Ripeto quanto già detto la scorsa volta: testa bassa e pedalare.

Questa settimana la Polizia di Foggia, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Bari, ha eseguito perquisizioni a carico di alcune persone indagate per – cito testualmente – “la presunta commissione di gravi reati commessi ai danni dei vertici del club sportivo Calcio Foggia 1920 e di personaggi riconducibili o vicini all’entourage societario rossonero”.
I fatti oggetto delle indagini sono diversi e tutti di elevata gravità: i colpi d’arma da fuoco esplosi in tempi diversi contro le auto di calciatori, l’incendio o il tentativo di incendio di mezzi nella disponibilità di dipendenti della società e di un esponente della tifoseria organizzata, la collocazione di un ordigno nei pressi dell’auto di Emanuele Canonico, vicepresidente del Calcio Foggia 1920, all’interno dell’azienda di famiglia.
Secondo gli inquirenti, e anche qui cito testualmente, le persone indagate sono sospettate di aver ordito un “disegno criminoso, mediante atti di violenza e di minaccia diretti in modo non equivoco a costringere Nicola Canonico a dimettersi e a cedere la società, così procurandosi un ingiusto profitto ai danni della persona offesa”.
A mio avviso, questi accadimenti sono di una gravità inaudita e il fatto che sia scesa in campo l’Antimafia dimostra che il livello di guardia sia stato ampiamente superato.
Le indagini non sono concluse, è in corso l’esame del materiale sequestrato e siamo ancora in attesa di conoscere i dettagli e il quadro d’assieme, ma è chiaro che da questa palude emerge già una realtà sconcertante: per fare calcio a Foggia non è sufficiente avere una disponibilità economica adeguata ad affrontare gli impegni sportivi, ma bisogna anche avere la forza di reggere l’urto delle pressioni criminali di chi vuole assumere il controllo della società.
Tutto questo è inaccettabile.
Si faccia presto a chiudere il cerchio di responsabilità dirette e indirette, complicità e mandanti.
C’è bisogno di normalità