L’incendio allo Iacovone. Le norme sulla sicurezza servono per la prevenzione, a Taranto sono state applicate con superficialità.

Fuoco

Torniamo a parlare dell’incendio all’Erasmo Iacovone di Taranto perché vorremmo che si facesse chiarezza su ogni livello di responsabilità. Molti giornali nazionali e internazionali hanno troppo semplicisticamente puntato i riflettori solo sui tifosi rossoneri e i daspo comminati a tre foggiani presenti a Taranto sono stati (erroneamente) messi in relazione all’incendio dello scorso 3 settembre.

Procediamo per punti.

La ricostruzione giornalistica dei fatti accaduti rende evidente che l’incendio scoppiato nel settore ospiti dello stadio tarantino è la conseguenza di un mix di fattori:

  • la presenza di materiale altamente infiammabile dove non poteva e doveva essere conservato,
  • la mancata (o non adeguata) comunicazione agli organi competenti di questa pericolosa presenza sotto la curva ospiti,
  • la superficialità dei controlli effettuati per verificare l’agibilità dello stadio,
  • i mancati controlli ai tifosi ospiti all’ingresso dello stadio che, oltretutto non informati del pericolo, hanno potuto introdurre allo Iacovone torce, bengala e petardi poi accesi e lanciati dagli spalti e in campo (cosa assolutamente prevedibile e non certo inusuale negli incontri di calcio e ancor di più in un derby).

Le prime dichiarazioni raccolte nell’immediatezza dell’evento fanno ritenere che ad innescare l’incendio possa essere stato un bengala caduto (accidentalmente?) nella zona sottostante la curva ospiti, dove erano pericolosamente e irresponsabilmente stoccati i pannelli della pista di atletica in materiale altamente infiammabile.
Attenzione, non intendiamo sottacere o giustificare in alcun modo il comportamento di quei tifosi foggiani che hanno portato, fatto entrare nello stadio, acceso e lanciato materiale non consentito. Ci mancherebbe! In precedenti articoli e contributi video abbiamo più volte sottolineato come il comportamento di alcuni tifosi presenti allo Iacovone (alcuni, non certo tutti i 250 presenti nel settore ospiti) sia da censurare. Al contempo però non vorremmo che venissero messe in secondo piano le responsabilità di chi ha messo a rischio la sicurezza dell’impianto e dei tifosi che lo affollavano, depositando nel luogo meno adatto di tutta Taranto quel tipo di materiale.

Inoltre – il parere in questo caso diventa del tutto personale – sarebbe opportuno iniziare a ragionare su altre modalità di coreografie e di manifestazione del tifo, evitando l’uso di potenti petardi ed altro materiale pericoloso, anche a tutela dell’incolumità delle stesse tifoserie organizzate, se questa è la disinformazione e la leggerezza con cui viene applicata negli stadi la normativa antincendio (Iacovone o altri fa poca differenza).
Fatte queste precisazioni ribadiamo che vorremmo che sulla vicenda dello Iacovone si facesse senza ombra di dubbio chiarezza su ogni livello di responsabilità.

I giornali nazionali e molti internazionali (la vicenda ha avuto vasta eco anche in Spagna, Stati Uniti, Argentina e Brasile) hanno troppo semplicisticamente puntato i riflettori solo sui nostri tifosi – causa probabilmente involontaria, dunque colposa e non dolosa, del disastro nel settore ospiti (ma non solo) dello stadio ionico. Molto titoli di questi giorni mettono in correlazione diretta i daspo emanati nei confronti di tre tifosi foggiani che hanno assistito all’incontro con l’incendio allo stadio, salvo poi aggiustare il tiro nello sviluppo dell’articolo.

In realtà i daspo sono stati comminati per comportamenti che nulla hanno a che vedere con l’incendio e le indagini sono ancora in corso. Sono semplici sviste dovute alla necessità di sintetizzare la notizia in un titolo o c’è il solito accanimento verso il tifo rossonero questa volta più vittima che carnefice della vicenda?
L’attenzione della stampa, visti i fatti di Taranto, dovrebbe piuttosto accendere i riflettori sulla mancata azione di controllo e prevenzione da parte degli organi preposti. La domanda che dovremmo farci dopo quanto accaduto è, a nostro avviso, la seguente: possiamo sentirci al sicuro quando andiamo ad assistere ad un evento o ad una rappresentazione non solo sportiva?
Questa domanda ce la poniamo da tifosi e da semplici cittadini perché il ‘sentirci sicuri‘ è condizione imprescindibile ogniqualvolta andiamo, magari insieme ai nostri cari o a nostri amici, ad assistere ad eventi pubblici di qualsiasi natura siano.
Ogni situazione che prevede la presenza di più persone ha insita una percentuale di rischio. La prevenzione, se fatta bene, serve ad abbassare il più possibile la soglia di rischio. I comportamenti inadeguati e superficiali messi in atto a Taranto da parte delle istituzioni preposte a garantire la nostra sicurezza hanno invece fatto sfiorare la tragedia. Solo il notevole ritardo con il quale i tifosi del Foggia sono entrati allo Iacovone (un incidente stradale ne ha ritardato l’arrivo) ha per fortuna evitato consequenze molto più gravi. La memoria corre per esempio a Torino, nel 2017, in una piazza San Carlo affollata e con le vie di fuga bloccate da transenne (3 morti e oltre 1600 feriti) o a Corinaldo, nel 2018, nella discoteca sovraffollata oltre il limite di capienza (5 adolescenti morti). Gli episodi drammatici per controlli non fatti o svolti in modo approssimativo sono molteplici, purtroppo.

Mai deve essere abbassata la guardia su questa materia nè essere trattata con superficialità.


Ci auguriamo, anzi ne siamo certi, che le indagini ancora in corso da parte della Procura di Taranto sapranno fare piena luce su quanto accaduto evidenziando le vere responsabilità, senza fare sconti a nessuno.

Rischi del genere non possono essere corsi da chi va in uno stadio, come in un teatro o in una piazza, ad assistere ad una partita di calcio piuttosto che a una commedia.
Colpire come intanto si è fatto solo i tifosi foggiani, penalizzando una città e una squadra di calcio, non ci sembra giusto ed è un principio che francamente ci piace poco.