Omicidio in tabaccheria: la rabbia e lo sconforto della città per l’ennesimo atto delinquenziale

Rabbia e sconforto sono i sentimenti che prevalgono nei tanti, tantissimi commenti che si leggono sui social a poche ore dal drammatico omicidio di Francesca Marasco, titolare della tabaccheria in via Marchese de Rosa.

Una rapina finita nel sangue, questa l’ipotesi prevalente al momento. L’ennesimo episodio di sangue che indigna e fa esplodere la rabbia (nostra) e dell’intera città e che si ritrova nei tanti post apparsi sul web.

Mi chiedo cosa immaginava di rubare questo delinquente, la tabaccheria aveva riaperto oggi” ci si interroga e si evidenzia che “la signora Franca era stata precedentemente oggetto dell’attenzione dei malviventi (…) la signora aveva paura“.

La rabbia è tanta perché “a Foggia nonostante le precedenti rapine e violenze reiterate non è scattato alcun sistema di sorveglianza, videosorveglianza e tutela della vittima“.

Molti invocano una maggiore presenza e sorveglianza del territorio da parte delle forze dell’ordine perennemente sotto organico e ricordano le parole del Procuratore Vaccaro che più volte ha ricordato che in Capitanata “... prima c’erano otto sedi per i processi, ora una. Oggi a Foggia ci sono 12mila procedimenti pendenti“.

E sempre il Procuratore Vaccaro pochi mesi fa aveva dichiarato che “nessun magistrato vuole venire a lavorare a Foggia e i concorsi vanno deserti“. Una situazione che appare incancrenita per i troppi decenni in cui si è deciso di non fare nulla o comunque troppo poco per la gravità della situazione delinquenziale in cui vive il nostro territorio.

Assisteremo anche questa volta alla solita (inutile) passerella di politici e ministri nazionali pronti a stringersi al dolore della famiglia colpita dal lutto, ma poco (o per nulla) incisivi nelle azioni da intraprendere per la tutela dell’ordine pubblico?

C’è chi sul web chiede che “si sospendano le elezioni comunali e si invii con urgenza un Generale dei Carabinieri esperto in lotta alla criminalità organizzata mafiosa come Prefetto alla guida dell’Ente comunale (…) perchè quella che si trascorre qui non è più una vita normale”.

È una cittá dannata questa” si legge in un post apparentemente senza speranza di Antonio.

Lo scoramento che nasce dal dolore per questo nuovo atto delinquenziale lascia comunque lo spazio a quello che appare essere “una comune voglia di rivalsa”.
Alla fine, resteremo noi. I cittadini che continueranno ad indignarsi per questo stupro lento e inesorabile“.

È lo spirito che anima anche la nostra redazione, vicina al dolore della famiglia della vittima e a quanti, nonostante tutto, continuano a indignarsi per quello che ci accade intorno.

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