La Capitanata, una delle zone agricole più importanti d’Italia, non è riuscita con le piogge di dicembre a riequilibrare il bilancio idrico drammaticamente negativo del 2024.
Lo afferma nel suo rapporto mensile ANBI – l’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue.
“Se, infatti, alcuni territori salentini, brindisini e leccesi hanno potuto beneficiare di abbondanti piogge (cumulate mediamente superiori a mm.100), l’entroterra foggiano si è dovuto accontentare di meno della metà degli apporti pluviali, che hanno dissetato il sitibondo “tacco” della Penisola. A farne le spese è la ricarica degli acquiferi che, pur invertendo una tendenza decrescente e che perdurava da oltre 6 mesi, continuano a rimpinguarsi troppo lentamente, soprattutto se confrontati con quanto sta avvenendo nella confinante Basilicata” si legge nel documento ANBI.
Attualmente i volumi invasati nelle 4 dighe del Tavoliere ammontano a poco più di 53 milioni di metri cubi con una crescita inferiore a mln. mc 20 in 30 giorni.
“Questa tendenza all’inaridimento delle aree interne italiane e della concentrazione di eventi meteorici estremi lungo la fascia costiera è una delle conseguenze più evidenti del riscaldamento atmosferico, che accentua il fenomeno dell’evapotraspirazione ed al contempo intensifica il rischio di alluvioni in un Paese affacciato sul bacino mediterraneo qual è il nostro” commenta Francesco Vincenzi Presidente di ANBI.
Infatti, l’innalzamento inarrestabile della temperatura dell’aria a livello globale è certificato dalla lettura dei dati Copernicus delle prime due decadi del mese di gennaio 2025: dopo che il 2024 si è aggiudicato il primato di “anno più caldo di sempre” con valori medi superiori di 1,47 gradi rispetto a quelli dell’era preindustriale (+0,02° sul precedente record del 2023), l’inizio del nuovo anno sta mostrando continuità con il trend di crescita della temperatura nel più recente decennio, registrando nei primi 20 giorni di Gennaio, a livello mondiale, anomalie di temperatura superiori di ben 0,14° rispetto al precedente record del 2024 (!!!) e mediamente superiori di 0,78° rispetto alla media del trentennio 1991-2020. In crescita sono anche le temperature medie degli oceani (20,81° con + 0,48° sulla media storica). Sul mar Mediterraneo meridionale (dalle coste della Sicilia a quelle africane e fino al Medio Oriente), l’acqua è più calda di tra 1 e 2,5 gradi (tra i 16° ed i 18,5°).
“É ormai una sorta di preallarme continuo, perchè tutti avremmo dovuto imparare quali rischi meteo si corrono, quando miti temperature marine impattano con gelide correnti aeree provenienti da Nord” conclude preoccupato il Presidente di ANBI.