Roberto Benigni é tornato su Rai1 con “Il Sogno” e ha intonato, in quasi tre ore di monologo, un inno all’Europa e alla pace.
“Siamo senza rete, in diretta su Rai1, in diretta anche su Radio2, su Raiplay e in Eurovisione, ma questo è un colpo di Stato, siamo dappertutto” ha scherzato l’attore.
Ha salutato il presidente Mattarella “so che ci sta guardando” e il Santo Padre “guarisca presto; ieri ha detto una frase che mi ha commosso, bisogna disarmare le parole per disarmare le menti e la terra” e ha annunciato che racconterà una storia bellissima “che non tutti conoscono” quella dell'”Europa unita come unica utopia ragionevole”.
“La più grande istituzione mai realizzata sul pianeta Terra dall’essere umano, un progetto, un ideale, una speranza, una sfida, un sogno“, l’ha definita Benigni.
La sua Unicità é essere nata su base volontaria, gli Stati che ne fanno parte hanno deciso di aderirvi volontariamente e non costretti con le armi da altri paesi e ciò le conferisce una forza unica che fa paura alle altre potenze del mondo: “ci vogliono deboli e divisi perché hanno paura (…) perché l’Europa é l’unico luogo dove convivono la democrazia e il welfare – altra invenzione europea” fa notare Benigni.
Un progetto politico figlio del coraggio e della lungimiranza di “tre uomini, tre eroi, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni“, riuniti “sulla piccola isola di Ventotene”. “Un sogno economico e politico, di unione e di pace, l’esperimento democratico più emozionante“. Uomini che “non guardavano alle prossime elezioni, ma alle prossime generazioni, al nostro futuro”.
Parole che giungono a poche ore da quelle pronunciate da Giorgia Meloni a Montecitorio, “quella di Ventotene non é la mia Europa” aveva tuonato la Premier generando la protesta delle opposizioni. Benigni, senza citarla, le risponde in diretta televisiva.
Un testo dice infatti il premio Oscar che “contiene alcune idee superate, legate a quel periodo storico ma questo non toglie la sua grandezza, perché l’idea centrale è ancora attualissima“.
Benigni si é definito “europeista estremista“, convinto che il nazionalismo sia “il carburante di tutte le guerre”, e lo ha definito “una fede integralista, un’ossessione per la nazione al di sopra di tutto, anche di Dio, una malattia che si maschera da patriottismo”.
Ha raccontato la storia del Manifesto di Ventotene, “una sorta di favola” e di come giunse sulla terraferma scritto sulle cartine per le sigarette nascoste dentro un pollo.
Ha presentato “Mamma Erasmus“, Sofia Corradi a cui ha regalato una rosa rossa “una delle madri fondatrici dell’Europa, una leggenda vivente” l’ha definita Benigni.
Non possiamo lasciare il progetto europeo incompiuto: “é come se avessimo costruito una casa a cui manca solo il tetto” dobbiamo completarla ed evitare che i nazionalismi la facciano crollare. “Il rischio é reale”, ha ammonito Benigni.
Abbiamo il Parlamento, la moneta unica, la Commissione e la Banca Centrale:
Bisogna superare la politica dei veti che di fatto blocca le decisioni europee.
Mancano la politica estera Comune e l’esercito europeo: “Mettere insieme gli eserciti non significa indebolirsi ma accrescere la propria forza e risparmiare sulle spese“.
“Il sogno della pace universale è fattibile? Io vi dico sì, senza esitazione, anzi è inevitabile: la guerra finirà per sempre, non c’è alternativa, non può che finire così“, ha concluso Roberto Benigni. Arriverà il giorno in cui i bambini chiederanno ai genitori cosa fosse la guerra, dice commosso; “Dobbiamo fare un ultimo passo per poter e dire agli altri: siete fratelli“.