«Dati, narrative e sondaggi di popolazione dimostrano che oggi la vera emergenza del Paese è il Servizio Sanitario Nazionale».
Lo afferma Nino Cartabellotta presidente della Fondazione GIMBE, alla presentazione del 7° Rapporto sul Sistema Sanitario Nazionale.
La Fondazione GIMBE – Gruppo Italiano per La Medicina Basata sulle Evidenze – nasce il 23 giugno 2010 e cura la pubblicazione del “Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale” e coordina l’Osservatorio GIMBE sul SSN. L’obiettivo é effettuare un monitoraggio continuo e indipendente su responsabilità e azioni di tutti gli stakeholder della sanità con il fine ultimo di usare bene il denaro pubblico e tutelare la salute dei cittadini.
Queste alcune delle emergenze principali evidenziate dal 7° Rapporto appena presentato:
- la spesa sanitaria pubblica ha un divario complessivo che sfiora i € 52,4 miliardi rispetto alla media dei paesi OCSE membri dell’Unione Europea (in termini pro capite il gap é di € 889);
- l’aumento della spesa sanitaria totale (+€ 4.286 milioni) è stato sostenuto esclusivamente dalle famiglie come spesa diretta (+€ 3.806 milioni) o tramite fondi sanitari e assicurazioni (+€ 553 milioni), vista la sostanziale stabilità della spesa pubblica (-€ 73 milioni).
- quasi 4,5 milioni di persone nel 2023 hanno rinunciato alle cure, di cui 2,5 milioni per motivi economici;
- la crisi motivazionale del personale che abbandona il SSN;
- le inaccettabili diseguaglianze regionali e territoriali con la migrazione sanitaria dal Sud al Nord e i disagi quotidiani sui tempi di attesa e sui pronto soccorso affollati.
«Ciò dimostra – continua Cartabellotta – che la tenuta del SSN è prossima al punto di non ritorno, che i princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi e che si sta lentamente sgretolando il diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani e i fragili, chi vive nel Mezzogiorno e nelle aree interne e disagiate».
«La grave crisi di sostenibilità del SSN – afferma Cartabellotta – è frutto anzitutto del definanziamento attuato negli ultimi 15 anni da tutti i Governi, che hanno sempre visto nella spesa sanitaria un costo da tagliare ripetutamente e non una priorità su cui investire in maniera costante: hanno scelto di ridurre il perimetro della tutela pubblica per aumentare i sussidi individuali, con l’obiettivo di mantenere il consenso elettorale, ignorando deliberatamente che qualche decina di euro in più in busta paga non compensano certo le centinaia di euro da sborsare per un accertamento diagnostico o una visita specialistica».
Impietoso il quadro dei Livelli Essenziali di Assistenza e del divario esistente tra Nord-Sud Italia.
Solo 13 Regioni rispettano gli standard essenziali di cura, con un ulteriore aumento del divario Nord-Sud: Puglia e Basilicata sono le uniche Regioni promosse al Sud, ma comunque in posizioni di coda. «Siamo di fronte – commenta Cartabellotta – ad una vera e propria frattura strutturale Nord-Sud nell’esigibilità del diritto alla tutela della salute. A questo quadro si aggiunge la legge sull’autonomia differenziata, che affonderà definitivamente la sanità del Mezzogiorno, assestando il colpo di grazia al SSN e innescando un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti che avrà conseguenze devastanti per milioni di persone».
Anche la mobilità sanitaria evidenzia la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord, con i residenti delle Regioni del Centro-Sud spesso costretti a spostarsi in cerca di cure migliori. In particolare nel decennio 2012-2021 le Regioni del Mezzogiorno hanno accumulato un saldo negativo pari a € 10,96 miliardi. «
« L’aumento della migrazione sanitaria ha effetti economici devastanti non solo sulle famiglie – aggiunge Cartabellotta – ma anche sui bilanci delle Regioni del Mezzogiorno, che risultano ulteriormente impoverite».
«Le persone – spiega Cartabellotta – sono costrette a pagare di tasca propria un numero crescente di prestazioni sanitarie, con pesanti ripercussioni sui bilanci familiari.»