L’ultima borsa merci della CCIAA di Foggia ha segnato uno dei punti più bassi nella quotazione del grano degli ultimi anni.
Un crollo del prezzo che quest’anno fa il paio con una produttività tra le peggiori degli ultimi decenni, con una resa media che in provincia di Foggia si attesta poco sopra ai venti quintali ad ettaro.
Sembrano lontanissimi gli anni in cui il grano duro superava i 500 €/t (era il 2011) mentre ora le quotazioni si attestano intorno i 300 €/t, e sono dati in ulteriore discesa.
“La crisi della cerealicoltura è la cartina di tornasole delle difficoltà che il nostro territorio è costretto ad affrontare in una situazione congiunturale molto delicata per il futuro non solo della Capitanata. Solo interventi immediati, in grado di coniugarsi con una visione prospettica del settore, potrà permettere a questa provincia di tenere in piedi una filiera strategica per la nostra economia”.
E’ questo il commento che viene da Confagricoltura Foggia al termine di una settimana molto delicata per gli imprenditori del settore. Il risultato scontato di una carenza di acqua, dovuta alla siccità primaverile, che corre il rischio di divenire un elemento cronico delle condizioni produttive dei terreni di Capitanata.
Una difficoltà nella produzione che riverbera i suoi effetti negativi su tutta la filiera del grano duro.
Il presidente di Confagricoltura Foggia e componente della Giunta nazionale dell’associazione, Filippo Schiavone ritiene che “è necessario che ci siano interventi immediati che sappiano, però, guardare in prospettiva con obiettivi nel medio lungo periodo. Siamo stati i primi come Confagricoltura a chiedere al Governo misure ad hoc per il comparto. Per questo ora salutiamo con soddisfazione i provvedimenti del Governo inseriti nel decreto Agricoltura, approvato in via definitiva ieri alla Camera. Un segnale importante ma non risolutivo soprattutto per il nostro territorio che ha bisogno di superare in modo definitivo lo stress idrico ormai congenito. Solo aumentando la disponibilità di acqua per le nostre colture, potremo dare un futuro a quella che è storicamente una delle principali vocazione del nostro territorio”.
“Fondamentale – prosegue Schiavone – sarà la capacità dei nostri Enti di mettere in campo azioni e progetti condivisi per il recupero degli invasi già presenti sul territorio, fino alla realizzazione dei nuovi, a cominciare dalla diga di Piano dei Limiti. Su questa visione prospettica come associazione di categoria siamo pronti a dare il nostro contributo, augurandoci di poter contare sul supporto di tutti: dai Consorzi di Bonifica alla Camera di Commercio, fino alla Provincia e ai comuni che dovranno svolgere una incessante azione di pungolo per una reale ottenimento di quei fondi indispensabili per dare al sistema infrastrutturale dell’agricoltura, una rete in grado di assicurare un futuro sostenibile alle nostre aziende”.
Intanto crea preoccupazione tra gli agricoltori italiani l’annuncio dell’accordo tra Italia e Algeria relativo all’Agricoltura rigenerativa ad alta tecnologia.
L’accordo prevede un investimento complessivo di 420 milioni da parte dell’Italia per utilizzare 36.000 ettari messi a disposizione dal governo algerino per creare una filiera per la coltivazione di cereali: il 70% della superficie sarà destinato alla semina e alla coltivazione di grano duro e tenero. Il resto sarà dedicato alla produzione di legumi. La preoccupazione è che questa ulteriore produzione cerealicola possa incidere al ribasso sul prezzo del grano.