Far west pronto soccorso: crescono le aggressioni, diminuiscono i medici.

Le aggressioni nei pronto soccorso italiani a danno di medici e infermieri che vi operano fanno ormai parte della cronaca quotidiana.

Una escalation di violenza che in questo agosto ha registrato un numero quanto mai elevato di episodi, da Nord a Sud. Da Chiari, in provincia di Brescia, a Castellamare di Stabia, da Massa Carrara a Crotone, da Monfalcone (Gorizia) a Bari, Lecce, Foggia, molte sono le aggressioni denunciate e probabilmente molte altre non lo sono state. L’ultima in provincia di Taranto denunciata da una giovane guardia medica, una specializzanda aggredita nella notte tra sabato e domenica nella sua postazione. La Dottoressa ora, vuole dimettersi, a nome di tutte le donne medico vittime di violenza.

Pian piano andremo via tutti! Non è questa la sanità, la professione che abbiamo sognato quando ci siamo iscritti a Medicina! Il Servizio sanitario nazionale si svuoterà di professionisti. E i cittadini rimarranno senza cure”.

È il grido di allarme del Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli.

Il rischio è quello di un abbandono in massa dei professionisti e del conseguente collasso di questi servizi essenziali per la popolazione. Per questo serve una rivoluzione culturale, una rinnovata alleanza con i cittadini per dire, tutti insieme, basta alla violenza contro i medici” ha recentemente ribadito Anelli.

Anche al Pronto Soccorso di Foggia sono stati numerosi gli episodi di violenza nei confronti del personale sanitario. Lo scorso aprile ad essere aggredita era stata la Direttrice del Pronto Soccorso di Foggia, Paola Caporaletti, mentre prestava aiuto a una ragazza che accompagnava un paziente e si era sentita male.

L’emorragia di medici è evidente: tra il 2019 e il 2022, 11.000 clinici hanno scelto di lasciare le strutture pubbliche e l’esodo continua inesorabilmente. Sempre più giovani, formati a spese dello Stato (circa 150mila euro ognuno) vanno all’estero, dove ricevono stipendi anche tre volte superiori rispetto all’Italia e con condizioni di lavoro nettamente migliori (fonte Fnomceo).

In crescita anche i numeri delle aggressioni. In Puglia, secondo i risultati di un’indagine esplorativa sviluppata dal Sistema Regionale di Gestione Integrata della Sicurezza sul Lavoro (SiRGISL), il 42% degli operatori ha subito una forma di violenza sul luogo di lavoro. Le categorie maggiormente interessate sono state quelle dei medici (34,7% sul totale della categoria) e degli infermieri (32,9%). L’87% ha subito aggressioni verbali, il 12% violenza fisica, il 3% molestie. La maggior parte delle aggressioni sono state perpetrate dai pazienti (47,6%) e dai loro parenti (42,3%). Oltre il 90% degli episodi di violenza hanno avuto luogo all’interno delle strutture ospedaliere.

fonte: Fnomceo

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