L’opinione. Luigi Manuppelli a proposito del treno Roma-Lecce

Fino a ieri pensavo che solo gli esseri umani fossero capaci di provare emozioni, di avvertire una sensazione di freddezza nel cuore, di avere sentimenti di buio nell’anima. E invece mi sbagliavo.

Il treno che collega Roma con Lecce non si ferma in Capitanata, non effettua una sosta a Foggia. Che convoglio è se non permette la connessione tra il Salento e la Daunia, tra il tacco d’Italia e il Tavoliere, tra il Barocco e il Gargano?

Questa scelta senza criterio priva i turisti della suggestione emotiva del viaggio interiore tra il pasticciotto e gli scagliozzi, tra il luogo più a est della Penisola e i luoghi di Padre Pio.

Magari queste “carrozze imbizzarrite” che hanno deciso di non fare scalo nella nostra città, prevedono un biglietto di andata e rimpianto. Magari preferiscono passare oltre a tutta velocità sul binario dei sogni e di non affacciarsi dal finestrino dei desideri. Magari hanno solo bisogno di qualcuno che li faccia scendere sul binario nel quale l’altoparlante annuncia la felicità in perfetto orario.

E questa esigenza, nel tragitto verso la città eterna, è un errore… Capitale!

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