L’argomento è più che mai attuale anche alla luce della risonanza mediatica che gli è stato riservato.
Il tema delle discariche a cielo aperto è strettamente legato a quello della percolazione. Se poi si aggiunge la combustione incontrollata di questi rifiuti allora diventa scottante perché determina anche l’inquinamento delle falde acquifere nel sottosuolo.
Difatti, la falda acquifera si estende su di una lente d’argilla di diversi km in orizzontale, per cui inquinarla all’estremità vuol dire inquinarla in toto anche a distanze kilometriche.
Per non parlare della combustione di pneumatici usurati che inquinano chimicamente il terreno con danni irrimediabili.
Anche le carcasse di animali non macellati possono addirittura provocare epidemie ed immettere sostanze tossiche nel terreno.
L’immissione nei fiumi e nei mari di fosfati e nitrati provoca il fenomeno dell’eutrofizzazione artificiale che porta alla mucillagine con decomposizione delle alghe in putrefazione.
Importante ricordare le epidemie di xilella che hanno determinato una moria di alberi di ulivo.
I pesticidi ed i seccatutto diminuiscono le difese immunitarie delle piante e degli alberi esponendoli agli attacchi indiscriminati di vari parassiti.
Insomma, ce ne sono diverse di cose da raddrizzare, ma all’uomo sembra ancora non interessare.