La ‘Via APPIA Regina Viarum’ diventa il 60° sito italiano riconosciuto dall’UNESCO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.
L’iscrizione nella lista Unesco è stata deliberata nella 46esima sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, riunito a Nuova Delhi.
La storia
L’Appia Antica fu progettata nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco: il suo intento era quello di realizzare un asse viario che collegasse velocemente Roma a Capua per il movimento delle truppe verso sud durante la Seconda Guerra Sannitica (326-304 a.C.). In seguito, il tracciato fu prolungato fino al porto di Brindisi per avere un collegamento diretto con la Grecia, l’Oriente e l’Egitto, per le spedizioni militari, i viaggi e i commerci. Questo fece della via Appia Antica la “regina viarum” (la regina delle strade), la strada più importante dell’epoca romana. L’imperatore Traiano fece anche realizzare, tra il 108 ed il 110, una diramazione denominata via Appia Traiana, che da Benevento raggiungeva Brindisi attraversando l’Apulia con un nuovo percorso in gran parte vicino alla costa e pianeggiante.
via Appia: il percorso antico e della Appia Traiana
Il Cammino della Via Appia: il film
Molti sono i racconti legati alla via Appia. Tra i più iconici il film di Alessandro Scillitani dedicato al cammino effettuato nel 2015 lungo la Regina Viarum, la madre dimenticata di tutte le strade europee, ripercorsa interamente a piedi da Roma a Brindisi.
Quattro camminatori a calcare le antiche pietre: Riccardo Carnovalini, forse il massimo camminatore italiano che traccia il percorso; Irene Zambon, osservatrice silenziosa, che ha reso lieve alla pattuglia la logistica della trasferta; Paolo Rumiz, l’uomo dal block notes, un figlio della frontiera dell’Est che s’è messo a scrivere solo per viaggiare; Alessandro Scillitani, invisibile – o quasi – dietro la macchina da presa.
Tutti in strada, zaino in spalla e senza auto d’appoggio.
Altri camminatori si uniscono al gruppo: Marco Ciriello, giornalista trapezista, l’archeologa Sandra Lo Pilato, Vinicio Capossela e molti sono gli incontri lungo il cammino.
Il viaggio non si limita a ripercorrere l’Appia antica ma di ritrovarla e riconsegnarla al Paese dopo decenni di incuria e depredazione.
La dichiarazione di Nicola Gatta ex presidente della Provincia di Foggia
“La Via Appia entra ufficialmente nel patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
Questa notizia per me ha un valore altissimo, anzitutto per la mia terra, che è attraversata da questa fondamentale arteria, (soprattutto nei territori di Troia, Ordona, Ascoli Satriano, Casteluccio dei Sauri, Stornarella e in un tratto importantissimo tra Celle San Vito e Faeto, una posta chiamata Mutatio Aquilonis che rappresentava una tappa obbligata per il cambio dei cavalli), ma anche perché ai tempi della mia presidenza, l’amministrazione provinciale
investì 500mila euro per realizzare la manutenzione dello storico ponte romano sul torrente Carapelle, nei pressi di Ascoli Satriano e firmò un protocollo d’intesa intitolato proprio ‘Via Appia, Regina Viarum’ finalizzato alla candidatura UNESCO.
Tra l’altro, proprio a gennaio è stato riportato alla luce un tratto di Via Appia nei pressi di Rocchetta Sant’Antonio.
Sono felice per questa notizia, poiché sento di aver contribuito ad una candidatura giunta direttamente dal ministero alla cultura, che è il frutto di un lavoro congiunto di Regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), 13 città metropolitane e province, 74 comuni, 14 parchi e 25 università.
La Capitanata è una terra che merita la valorizzazione dei camminamento, come accade in Spagna per quello di Santiago de Compostela, perché la nostra via Francigena, o Traiana, o Appia Traiana, come si voglia chiamarla in base ai tratti, possa ritornare un riferimento turistico, una meta di pellegrinaggi e dei flussi economici, come è accaduto per diversi secoli”.