Novak Djokovic oggi a Parigi mette il punto esclamativo alla sua carriera, la più vincente di sempre nel tennis moderno, quello “open”, che ha fatto di questo sport uno dei più spettacolari al mondo. Ad un palmares ineguagliato (e forse ineguagliabile) mancava al serbo un solo titolo, l’alloro olimpico, che ha conquistato al Roland Garros battendo in finale il miglior tennista di oggi, Carlos Alcaraz, contro ogni previsione, con un doppio 7-6 in una combattutissima sfida di 3 ore, con grande merito aggiungeremmo.
Per farlo ha dovuto gettare il cuore oltre l’ostacolo, dare tutto quanto aveva da dare, sfoggiando i migliori colpi che ne hanno caratterizzato la carriera, non sbagliando praticamente nulla contro il ventunenne spagnolo che solo un mese fa lo aveva umiliato nella finale di Wimbledon, quasi surclassandolo. Ma se Djokovic ha continuato a giocare ad altissimo livello a 37 anni suonati, con allenamenti e sacrifici inenarrabili, superando come nulla fosse un’operazione al menisco meno di due mesi fa, lo ha fatto “solo” per arrivare a quell’oro olimpico che non era mai riuscito a raggiungere, andandoci vicino nel 2008 a Pechino, fermato in semifinale dal suo rivale di sempre, quel Rafa Nadal che ha provato anche a Parigi a sbarrargli la strada, ma che è stato travolto al secondo turno da un perentorio 6-1 6-4.
In finale a queste Olimpiadi Nole aveva una montagna da scalare. Affrontare il vincitore del 2024 dell’Open di Parigi e di Wimbledon, in forma smagliante, di 16 anni più giovane. Ebbene, sfoggiando una partita leggendaria, Djokovic ha piegato la resistenza del suo giovanissimo e fortissimo avversario dominando i due decisivi tie-break, mai in discussione, confermando quella che è stata in carriera forse la sua arma più determinante: un incredibile forza mentale, che nei momenti più topici delle sue innumerevoli finali gli ha consentito di prevalere su qualsiasi avversario.
La domanda che ci si pone tutti adesso è questa: continuerà la sua attività o deciderà di smettere sceso dal podio olimpico all’apice del successo?
Difficile rispondere. Ha vinto tutto. L’unico record che gli manca è il Grande Slam, cioè la vittoria nello stesso anno dei 4 Major, impresa che ha solo sfiorato nel 2021 a New York quando, forse per l’unica volta nella sua vita sportiva, l’emozione gli tagliò le gambe in finale contro il russo Medvedev che lo superò agilmente con un secco 6-4 6-4 6-4. Potrebbe provarci ancora nel 2025, a 38 anni, ma nemmeno a uno degli sportivi più grandi di sempre, sicuramente il tennista più forte, un’impresa simile a questa età sembra solo immaginabile.
Ma nel giorno dell’incoronazione a “Greatest Of All Time” del serbo, non passi inosservata la splendida medaglia di bronzo al collo del “nostro” Musetti, al quale solo un Djokovic stratosferico ha impedito di diventare l’unico italiano di sempre a guadagnarsi una finale olimpica nel tennis singolare maschile e femminile.