Tra le tante attestazioni di questi giorni, giunte a margine del tragico incidente, ce n’è una che ha colpito in particolare la nostra redazione, quella del collega Antonio Di Donna.
Il messaggio di Antonio Di Donna risulta una delle testimonianze più toccanti di questi giorni. Le sue parole hanno saputo esprimere, con profonda umanità, i sentimenti di dolore e solidarietà.
Con le sue parole, ha saputo cogliere l’essenza di questo tragico evento e trasmetterla con una delicatezza e una profondità commoventi. Un messaggio toccante e sentito che rappresenta perfettamente lo stato d’animo della nostra comunità.
Riportiamo, di seguito, il suo articolo:
"Hanno ragione. A dire che Foggia è brutta, hanno ragione. Non c’entra il Sole 24 Ore e neppure le classifiche di vivibilità. Vivere qua, in questi giorni, è davvero una condanna.
Foggia non è 103esima. Foggia è semplicemente il posto più brutto del mondo. E lo è da quando domenica sera il navigatore, fuori dal Viviani di Potenza, ha improvvisamente segnalato che occorreva allungare e passare per una strada poderale. Beccandosi insulti, perché è buio, perché l’autunno potentino non è quello del Tavoliere e perché ti chiedi come sia possibile chiudere l’unica strada percorribile. Tu invece vuoi tornare a casa presto, il prima possibile, sentire che ha detto Capuano e rivederti la girata di Emmausso.
E invece, tra te e casa c’è un inverno più rigido di una gelata sul Vulture. E c’è l’inferno dell’angoscia più arroventato di una mattina d’agosto in Piazza del Lago.
È buio pesto e la vibrazione del telefono è quella della mente e dell’anima. Un sussulto ad ogni voce, ad ogni “dice che…”, per ogni informazione ricevuta. Pure il castello di Melfi, a sinistra, è triste. Pare avere gli occhi bassi come le luci soffuse che dovrebbero esaltare l’architettura normanna. Candela, che sembra un presepe, pare darti su quella collina una pacca sulla spalla. Ti dice che sa tutto, che sì, li ha visti passare all’andata, quando c’era ancora la luce.
In fila come indiani, felici e fiduciosi come cercatori d’oro. L’oro, i tre punti, la voce e una bandiera rossonera da consegnare ai capricci del vento.
Le trasferte di un foggiano sono sempre lunghe. Perché cominciano molti giorni prima e non finiscono mai con il ritorno a casa. Arricchiscono l’album dei ricordi, mettono sale su certe cene tra amici o prendono posto a certi pranzi in famiglia. Accompagnano la birra al chiosco, molti mesi dopo. Prima o poi, insomma, anche stavolta, sarebbe venuto fuori un “t’arr’curd quella vot a Potenz…”?
I pranzi, le cene, le birre tra amici. Quella normalità che la Potenza-Melfi s’è presa e ancora non ci restituisce.
Hanno ragione a dire che Foggia è brutta. Stavolta, davvero hanno ragione. Ma di quella classifica, a sto giro, davvero non frega niente a nessuno. Non c’entrano strade, aeroporti, piste ciclabili, giardini e primo soccorso.
È che rivorremmo solo quelle tre sciarpe, quelle tre bandiere e quelle tre voci. Quei tre figli, quegli amici, quelle vite.
Vorremmo solo ritornare a casa nostra. Tutti e tutti insieme. In fila indiana, come orgogliosi cercatori d’oro".
Antonio Di Donna