Nonostante la rappresaglia di Stato che ha chiuso lo Zaccheria dopo un processo sommario senza possibilità di difesa e con un colpevole già scritto, il Foggia batte un buon Giugliano tornando al gol nelle gare ufficiali dopo oltre 300 minuti .
È sicuramente una buona notizia per i rossoneri, ma non basta a cancellare l’amarezza per l’ennesimo abuso di potere che vede protagonisti tanto gli organismi teoricamente preposti alla sicurezza pubblica del Ministero degli Interni quanto la giustizia sportiva, che si è anche riservata ulteriori provvedimenti a carico dei rossoneri.
Da una parte, quindi, c’è lo Stato che mostra i muscoli con rapidità inusitata e colpisce una collettività per l’incendio dello Iacovone le cui responsabilità sono tutte da accertare e, aggiungo, molto scomode per le Istituzioni locali tarantine, dal Sindaco, al Comandante dei Vigili del fuoco, al Prefetto.
Questi ultimi sono tutti membri della Commissione Provinciale che, effettuato il sopralluoghi sul posto e recepita la documentazione antincendio di legge (la Scia prima di tutto), avrebbe dovuto rilasciare il CPI (certificato prevenzione incendi) che attesta che lo stadio sia sicuro per “apprestamenti, struttura e arredi, impianti e materiali presenti, a salvaguardia – in caso di fenomeni inattesi di qualsiasi natura – della vita dei presenti in primis, poi dell’ambiente e delle cose materiali”.
Dall’altra, c’è la giustizia sportiva che usa un metro differente per valutare la stessa vicenda a seconda delle latitudini: squalifica del campo a Foggia e 2.000 (duemila!) euro di ammenda a Perugia.
A fronte di questa solerte attività repressiva contro i tifosi rossoneri, con punizioni di massa e provvedimenti esemplari che ricordano logiche infauste adottate in tempi lontani, non si vede altrettanta velocità nell’individuare e punire coloro i quali hanno messo a repentaglio l’incolumità degli spettatori, violando palesemente la rigida normativa di prevenzione incendi con la scellerata collocazione di quel materiale infiammabile sotto gli spalti dello stadio di Taranto.
E cosa dire in merito all’iscrizione al campionato del Taranto?
Qualcuno si prenderà la briga di verificare se sia stata allegata la certificazione sull’agibilità dello stadio, inclusa la documentazione obbligatoria relativa alle norme sulla prevenzione incendi?
E, parimenti, qualcuno della ormai nota Commissione Criteri Infrastrutturali della Figc è andato (o andrà) a verificare se questa documentazione sia stata prodotta dopo la collocazione del materiale infiammabile allo stadio e se si sia tenuto conto di tale circostanza nello stilare il documento?
Ricordo che è obbligatorio per legge azzerare e rifare tutte le pratiche antincendio laddove cambino in modo sostanziale le caratteristiche dell’impianto, come nel caso dello Iacovone.
Dunque, qualsivoglia certificato o sopralluogo antecedente al deposito di plastiche e idrocarburi non ha valore: è carta straccia.
Foggia e i foggiani sono stati già duramente puniti non per il gesto in sé – si veda la risibile multa inflitta al Perugia per il lancio dei fumogeni – ma per le conseguenze derivanti dalla caduta di uno di questi sul materiale ammassato sotto la curva.
Con l’ordinanza n° 59578 dell’8 settembre (non poteva scegliere data storicamente più evocativa) il Prefetto di Foggia ha inflitto così una punizione di massa per un incendio che è stato reso possibile dalla sfacciata violazione delle norme di prevenzione avvenuta a Taranto e ha chiuso lo Zaccheria per la gara contro il Giugliano
Con il comunicato n° 8 del 5 settembre della Lega Pro, il Giudice sportivo aveva già sanzionato con una giornata a porte chiuse, quella della partita con il Francavilla, il Calcio Foggia.
Può bastare il danno già prodotto a società e abbonati a soddisfare il giustizialismo a senso unico delle istituzioni statali e sportive?
E per chi mette a repentaglio l’incolumità di diecimila spettatori con stoccaggi illeciti di materiale pericoloso, omesse segnalazioni, controlli approssimativi e certificazioni non veritiere, ci sarà una chiamata a rispondere delle proprie azioni?
E se parliamo di diritto sportivo e responsabilità oggettiva, la società del Taranto può dimostrare la sua estraneità ai fatti? Era informata di cosa custodisse lo Iacopone sotto gli spalti?
Il gestore della struttura aveva l’obbligo di chiedere spiegazioni a chi di dovere e comunicare alla Federazione questa anomalia a tutela dei tifosi e dello stesso impianto.
Purtroppo, Foggia in questa vicenda paga a caro prezzo anche la mancanza di una rappresentanza politica che faccia sentire le ragioni della collettività nelle sedi istituzionali.
Il nuovo Sindaco, chiunque sia quello che verrà fuori dalle prossime elezioni, farà bene a mettere in agenda un incontro urgente a Palazzo di Governo per chiedere conto delle decisioni prese.
Perché saremo pure brutti, sporchi e cattivi, come ha detto Delio Rossi, ma sempre di più anche alquanto incazzati e stufi.
Prendete nota.