L’opinione. Massimo G. Marsico: una stagione da dimenticare

Non siamo neppure a maggio e la stagione ‘23/24 del Foggia è già finita.

Consola pensare che ora vi sia abbastanza tempo a disposizione per progettare al meglio il futuro (in linea con la storia gloriosa del club, si spera), sempre che qualcuno ne abbia voglia.

Ma – viste come sono andate le cose – bisognerà cambiare molto. E c’è chi dice, addirittura, tutto. Magari a cominciare proprio dalla proprietà, alquanto divisiva. Tuttavia servirebbe… gente davvero intenzionata all’acquisto della società, ammesso poi che sia negoziabile: sicuro che ve ne sia (come si sussurra in giro)?

Altri, al contrario, ripongono ancora fiducia in Nicola Canonico: “senza di lui qui da noi finirebbe il calcio professionistico”, sostengono ricordando il disinteresse troppe volte mostrato in passato dagli imprenditori locali. E ciò, nonostante il (primo?) ciclo triennale dell’imprenditore barese si sia concluso con un… “nulla di fatto” (a dispetto del numero considerevole di allenatori, direttori sportivi e – soprattutto – calciatori tesserati: in tutto, sono più di 100).

Ma se nella passata stagione s’è sfiorata la promozione, quest’anno s’è visto il fantasma della retrocessione (ricordate lo stato d’animo di molti tifosi dopo la gara di Torre del Greco?).

Ovvio che attorno al Foggia vi sia ora poco entusiasmo (come, del resto, s’era intuito leggendo il numero via via sempre più piccolo degli spettatori paganti nelle partite allo Zaccheria, eccezion fatta per il derby con l’Audace Cerignola, diventato il club più… forte della provincia).

Bisogna capirlo: la salvezza (in Terza Serie) non può essere accolta – in una piazza come la nostra – se non come il… minimo da garantire (e senza troppi patemi d’animo).

Inevitabile, la preoccupazione di molti per la prossima stagione: “assisteremo ad un altro campionato come quello appena concluso?”, è la domanda ricorrente in queste ore tra gli appassionati.

Su tutto, attendiamo che si esprima il patron. Dovrà farlo, prima o poi.

Il recente passato (leggi: l’estate scorsa, quando s’inseguì invano il sogno della B – svanita sul campo – attraverso improbabili ricorsi) deve insegnare. Gli errori commessi (su tutti, quello iniziale: l’allestimento di una rosa inadeguata, peraltro consegnata in ritardo ad un tecnico mostratosi poco più che… “dignitoso”, aggettivo che passerà alla storia di questa stagione) sono stati fin troppo evidenti, certificati da clamorosi ravvedimenti in corso d’opera dei dirigenti (come richiamare l’allenatore precedentemente esonerato o “rifare” la squadra a girone di ritorno iniziato). In futuro bisognerà sbagliare il meno possibile.

C’è, poi, da alzare l’asticella dell’ambizione, posta assai in basso quest’anno (senza che nessuno protestasse più di tanto). Il Foggia sta alla serie C come l’Inter, il Milan o la Juve in A. Può anche non vincere, ma deve comunque recitare da protagonista sul palcoscenico della Terza Serie.

Così il campionato appena concluso è da… archiviare velocemente. E non solo per il mancato aggancio al treno dei play off (che, tra l’altro, non è che corresse più di tanto…).

Il piazzamento finale del Foggia (11°) è tra i peggiori in Terza Serie nel Nuovo Millennio. Più giù in classifica la squadra rossonera era scivolata in precedenza solo due volte: nel ‘05/06 (quando concluse al 13° posto) e nel ‘09/10 (quando finì al 15°, salvandosi attraverso i play out).

L’è tutto da rifare” avrebbe detto il grande Bartali.

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