L’opinione. Avv.to De Michele: il merito sportivo del Foggia in serie B e i demeriti della FIGC e degli altri

Approfitto dell’ospitalità di Mitico Magazine e faccio seguito all’editoriale del direttore per fare un po’ il punto sulla situazione giudiziaria di questa pazza estate del calcio professionistico, che rischia di spazzare via il sistema FIGC per uno strano e inaspettato fenomeno di autodistruzione delle regole sportive da parte di chi le ha scritte.
Partiamo dal fatto che ci sono tre ricorsi attualmente pendenti davanti al TAR che riguardano l’esclusione del Lecco dal campionato di B 2023/2024 (il ricorso del Perugia è stato accolto con decisione n.66/2023 del 17-20.07.2023 del CGS [Collegio di Garanzia del Coni ndr], che ha annullato il CU FIGC n.10/A del 07.07.2023 che ammetteva il Lecco) e, contestualmente, l’anomala applicazione della norma “truffa“ dell’art.49 comma 5 NOIF in favore delle retrocesse e contro il Foggia, l’unica società avente diritto a prendere il posto del Lecco come quarta neopromossa in serie B.
Diciamo la verità, il CGS ha fatto un doppio errore clamoroso di sintassi e ortografia giuridica, che avrà conseguenze importanti nel prosieguo dei giudizi di impugnativa delle due decisioni n.66 (ricorso Perugia) e n.65 (ricorso Foggia) del 20.07.2023 davanti al TAR del Lazio, perché i due giudizi andavano comunque riuniti e il CGS inspiegabilmente non lo ha fatto, violando le regole sulla connessione oggettiva e soggettiva, trattandosi di impugnativa dello stesso provvedimento del Consiglio Federale.
Vi erano peraltro precedenti costanti nella giurisprudenza del CGS, anche riguardanti il Foggia, che avevano sempre rispettato la regola – qui obbligatoria – della riunione dei giudizi connessi.
Peraltro, quando sono stati proposti i ricorsi del Foggia e del Perugia e quando sono state adottate le due decisioni, non vi erano ancora squadre riammissibili o ripescabili e quindi Brescia, Perugia, Spal, Benevento (le quattro retrocesse in C), Cesena e Foggia (le prime due ripescabili in B) avevano tutte pari interesse ad impugnare la illegittima delibera di ammissione del Lecco alla serie B.
Il CGS non aveva il potere di sindacare l’interesse del Foggia, che era l’unica squadra interessata come finalista dei Play Off, a sostituire il Lecco come neopromossa.
Ma veniamo ai tre ricorsi.
I primi due, il n.10401/2023 proposto dalla FIGC e il n.10439/2023 proposto dal Lecco, notificati e iscritti a ruolo il 21.70.2023 (il giorno dopo il deposito della decisione n.66/2023 del CGS), saranno discussi, riuniti e portati in decisione, come noto, il 02.08.2023 davanti alla I Sezione Ter del TAR del Lazio. Normalmente, il giorno dopo, sarà depositata la sentenza.
Ma sarà cosi?
Il quadro è complicato dal fattore F (Foggia) e dal fattore S (Spal), oltre che dal fattore R
(Reggina), infine dal fattore F22 (format a 22 squadre della B, attualmente in vigore e mai abrogato).
Prima di parlare degli affari nostri e del fattore F, parliamo del fattore S, che è determinante nel caos giudiziario.
La Spal ha impugnato il CU FIGC del 24.07.2023 sull’ordine delle quattro retrocesse con demerito sportivo, come riammissibili, mettendo in discussione che il Perugia ne avesse i requisiti prima della Spal e dopo il Brescia, e a ragione: il CU 191/2023 del 01.06.2023 escludeva la possibilità di ricorrere a deroghe ai criteri infrastrutturali per le società retrocesse in C in caso di domande di riammissione.
Quindi il Perugia che aveva chiesto, dopo la presunta (evidente dalle immagini, ma la Procura Federale forse deve approfondire) “combine” con il Benevento nell’ultima partita di campionato, la deroga eccezionale per utilizzare per le prime partite di casa in C proprio lo stadio del Benevento e entro il 20.06.3023 la sua domanda per la C è stata ammessa con la deroga.
Ma il Perugia non poteva chiedere la riammissione alla B con la stessa situazione dello stadio di Benevento, vietata dal CU n.191/2023, né poteva sperare, come pare abbia fatto, di indicare come stadio nella domanda di riammissione entro il 18.07.2023 quello del Curi, che peraltro non risulterebbe ancora adeguato.
Ecco perché la Spal, terza delle retrocesse alla C, ha impugnato al CGS la delibera del 24.07.2023 del Consiglio Federale che ha ritenuto riammissibile il Perugia.
Oggi, 31.07.3023, il CGS deciderà sul ricorso della Spal, che nel frattempo è intervenuta nei due giudizi al TAR proposti dalla FIGC e dal Lecco.
Come sono intervenuti in quei giudizi, ad adiuvandum o ad opponendum o come controinteressati le 18 squadre già ammesse alla serie B, la LNPB, il Comune di Lecco, il Brescia, il Perugia e infine il Foggia.
Nei due interventi ad opponendum il Foggia sostiene di essere l’unica società a potere prendere il posto del Lecco, dopo i gravissimi errori amministrativi commessi nel mancato rispetto dei criteri infrastrutturali.
Di Nunno, il pirotecnico imprenditore pugliese Presidente del Lecco, ha presentato il 15.06.2023, entro il termine previsto dal Manuale Sistema Licenze Nazionali per la partecipazione al campionato cadetto 2023/2024 (approvato dalla FIGC a novembre 2022), la documentazione dello stadio Rigamonti-Ceppi di Lecco per le partite in casa, mandando la documentazione alla LNPB, alla Lega Pro e alla FIGC. Ma lo stadio Rigamonti-Ceppi è inadeguato alla serie B ed è appena utilizzabile per la serie C, con poco meno di 5.000 posti, di cui solo poco meno di 2.900 a sedere, mentre la serie B pretende stadi con capienza minima di 5.500 posti, tutti con seduta autonoma, anche oltre la capienza minima e tutti numerati, per l’acquisto on line dei biglietti.
A questo punto il Lecco è fuori dalla serie B e non avrebbe dovuto nemmeno disputare la finale di ritorno al proprio stadio, inadeguato per la B, il 18 giugno. E la LNPB di Balata aveva avvisato il Lecco (e le altre squadre interessate) ben due volte, prima con lettera circolare del 27.05.2023 e poi con e-mail del 01.06.2023 indirizzata solo alle quattro semifinaliste dei playoff di C, Foggia, Lecco, Cesena e Pescara.
Anzi dalla Lega di B era arrivata nella mattinata dello stesso giorno la telefonata che anticipava la e-mail del pomeriggio alle 17:04, per avvertire le quattro semifinaliste che la documentazione per l’eventuale ammissione alla B doveva essere tutta pronta nei termini rigorosi e perentori del 20.06.2023.
E nella lettera del 27.05.2023 la LNPB era stata esplicita sulla deroga eccezionale per utilizzare uno stadio esterno a quello cittadino, che avrebbe potuto essere concessa soltanto a condizione che i lavori di adeguamento e/o ampliamento dello stadio cittadino fossero iniziati prima della chiusura della stagione precedente all’utilizzo (la stagione ordinaria di C 2022/2023 è terminata il 23.04.2023) e si fossero conclusi entro febbraio 2024. Questo dicono le regole sportive imposte dalla FIGC e che la LNPB di Balata e la Lega PRO di Marani non hanno rispettato.
La LNPB avrebbe dovuto fermare in tempo il Lecco dallo svolgimento della finale di ritorno dei Play Off. Oppure la LNPB e/o la Lega PRO, per evitare problemi con i diritti televisivi della partita del 18 giugno trasmessa sulla RAI, avrebbero dovuto comunicare al Lecco, in risposta all’incredibile Pec del 17.06.2023 di Di Nunno di inammissibile richiesta di deroga al termine del 20 giugno per la domanda di ammissione alla serie B, che il Lecco poteva essere iscritto soltanto alla serie C, non avendo dichiaratamente i requisiti infrastrutturali per la B, come risultava per tabulas dalla documentazione e dalle dichiarazioni presentate il 15 giugno.
Invece no, la LNPB è rimasta inerte e omissiva, consentendo addirittura al Lecco di presentare domanda di ammissione alla serie B il 20 giugno con indicazione dello stadio esterno Euganeo di Padova e con una dichiarazione palesemente falsa al punto g): quella di aver indicato nella documentazione depositata il 15 giugno uno stadio con capienza minima di 5.500 posti, tutti numerati e tutti con sedute individuali.
Questa dichiarazione è documentalmente falsa (o errata, come elegantemente rilevato dall’avv. Sgobba nell’atto di intervento del Foggia), perché il 15 giugno il Lecco ha indicato il proprio stadio Rigamonti/Ceppi, sicuramente non utilizzabile per la serie B e probabilmente neanche per la serie C, per quello che si è potuto constatare il 18 giugno.
E infatti, prudentemente, la LNPB non ha mai certificato alla Commissione criteri infrastrutturali entro il 27.06.2023 che il Lecco possedesse i requisiti infrastrutturali per essere ammesso alla serie B, nonostante la documentazione per l’utilizzo dello stadio Euganeo di Padova fosse stata trasmessa soltanto il 23 giugno, fuori del termine perentorio previsto dalle norme sportive e non derogabile né dalla Commissione criteri infrastrutturali né dal Consiglio Federale. Né la LNPB ha mai documentato il parere favorevole alla deroga eccezionale, sempre da trasmettere alla Commissione criteri infrastrutturali entro il 27.06.2023.
E ancora la FIGC non ha mai derogato al termine perentorio del 20.06.2023 né, diversamente da quanto non correttamente sostenuto davanti al CGS dal suo difensore, poteva derogarlo, essendo vietato dal Manuale sistema licenze nazionali.
Del resto, risulta documentato nei giudizi al TAR del Lazio che soltanto in data 27 giugno il Lecco avrebbe dato incarico ad un tecnico di predisporre un progetto di lavori di adeguamento ma, poiché ii proprietario dello stadio Rigamonti-Ceppi è il Comune di Lecco e non Di Nunno, ci si interroga su quale normativa in materia di appalti pubblici sia stata applicata, visto che non risultano delibere o determinazioni dell’Ente Locale in tale direzione.
Insomma, il 2 agosto 2023 il Lecco non dovrebbe avere nessuna chance di ribaltare la decisione n.66/2023 del CGS, che lo ha escluso accogliendo il ricorso del Perugia.
E quanto al merito sportivo, il Lecco non ne ha perché, prima e durante il comportamento omissivo della LNPB (che avrebbe dovuto bloccare anche la prima finale playoff del 13 giugno allo Zaccheria di Foggia, essendo già nelle condizioni di accertare che lo stadio interno non era adeguato e che la deroga eccezionale non poteva essere concessa perché i lavori di adeguamento non erano iniziati né deliberati entro il 23 aprile 2023), proprio la prima finale playoff è stata caratterizzata dalla scandalosa designazione dell’arbitro di casa (del Lecco) Kevin Bonacina e dai suoi scandalosi errori o orrori arbitrali, che hanno penalizzato soltanto il Foggia e hanno scandalosamente favorito la promozione dell’arbitro incompatibile in base al regolamento AIA, senza neanche l’utilizzazione del VAR. Errori e orrori arbitrali che si sono ripetuti nella gara di ritorno.
Tuttavia, il 2 agosto il TAR del Lazio potrebbe anche scegliere di non decidere i due giudizi, e sarebbe una soluzione che potrebbe salvare il sistema FIGC, precipitato nel caos per le responsabilità precipue del Presidente Gravina e del Presidente LNPB Balata.
Il Foggia di Canonico, infatti, attraverso il proprio difensore Giacomo Sgobba, nei due interventi ha chiesto l’inammissibilità del ricorso della FIGC ma anche l’inammissibilità per difetto di interesse del ricorrente Perugia (e quindi degli intervenuti Brescia e Spal), sostenendo la tesi che l’unica società che potesse impugnare la delibera n.10/A del 07.07.2023 del Consiglio federale era ed è il Foggia, come finalista dei Play Off, che avrebbe già dovuto essere riconosciuta vincitrice, se la LNPB e la Lega PRO fossero intervenute per tempo a fermare questa follia di violazione clamorosa delle regole sportive a favore del Lecco.
E per rafforzare la propria posizione il Foggia ha proposto autonomo ricorso n.10853/2023, impugnando il 29.07.2023 la decisione n.65/2023 del CGS, che apoditticamente non ha riunito i due ricorsi del Foggia e del Perugia e ha addirittura dichiarato inammissibile per carenza di interesse quello del Foggia.
Il Foggia non ha chiesto l’abbreviazione dei termini e il ricorso sarà discusso il 26 settembre.
Il ricorso del Foggia è naturalmente pregiudiziale da un punto logico-giuridico e processuale rispetto a quelli che vanno in decisione in 2 agosto, perché è chiaro che il TAR deve preliminarmente stabilire quale società aveva interesse ad impugnare la delibera federale del 7 luglio di ammissione del Lecco alla serie B, il Foggia come finalista dei Play Off al posto della quarta neo (non)promossa, o una delle quattro retrocesse, o una delle ripescabili, tra cui lo stesso Foggia, che ha pagato la penale di accesso (salvo rimborso in caso di ammissione diretta).
È possibile e appare la soluzione processualmente più corretta, per evitare appelli sul punto al Consiglio di Stato, che il TAR del Lazio disponga la riunione dei tre giudizi alla stessa data di decisione di quello del Foggia, costringendo così il Consiglio Federale a prendere decisioni immediate che però potrebbero evitare il protrarsi del caos e il blocco dei campionati di B e di C.
È stato più volte dichiarato da Balata che il format della B deve rimanere a 20, ma si tratta di una posizione del Presidente della LNPB che è stata imposta illegittimamente e con il tacito consenso di Gravina, ormai dal campionato 2020/2021.
Infatti, il format del girone unico del campionato di serie B è ordinariamente a 22 squadre, come è previsto dall’art.49, comma 1, lettera a, delle NOIF. Il 30 gennaio 2019 fu introdotta la norma transitoria, inserita in calce all’art.49, che prevedeva solo per il 2019/2020 il format a 20 squadre.
Contestualmente, fu modificato l’art.49 comma 5 NOIF, prevedendo che l’organizzazione del campionato potesse essere modificata rispetto al format previsto dall’art.49 comma 1 lettera a delle NOIF CON decisione della Lega di competenza trasmessa alla FIGC entro il 31 dicembre dell’anno precedente, ratificata dal Consiglio Federale (anche) ai sensi dell’art.50. Quello stesso 30.1.2019 Gravina ha rilasciato una dichiarazione esplicativa, che non corrisponde al testo delle NOIF, secondo cui d’ora in poi sarebbe stata la Lega a decidere autonomamente sul format del proprio campionato. E fu così che, sulla favoletta dell’indipendenza della Lega di B, durante i due anni Covid 2020/2021 e 2021/2022, e poi nel 2022/2023, la LNPB è andata avanti nella intima convinzione che il format fosse a 20 squadre. Cosi i diritti televisivi si potevano distribuire meglio tra meno società rispetto a quelle previste dalle regole sportive.
Anche per la stagione 2023/2024 sarebbe andata così, con la suggestione che continua senza delibera della LNPB che propone la modifica del format a 22 alla FIGC entro il 31 dicembre 2022 ma senza delibera del Consiglio Federale che approva.
Silenzio assenso in applicazione di una norma che non c’è, quella del format a 20.
E qui arriva la tranvata nelle corna taurine del sistema FIGC, con il ricorso del povero Foggia di Canonico che ricorda che il format della B, tra le altre assurdità commesse da Gravina, Balata & C, è sempre stato a 22 squadre, e la soluzione per evitare il caos c’è: basta applicare le regole, non violarle sistematicamente, come è accaduto anche nel caso Lecco.
Infatti, per la Reggina, che il 2 agosto lotterà davanti al TAR per la sua sopravvivenza e per il merito sportivo conquistato sul campo, la FIGC si è superata nel modificare le regole del gioco il giorno dopo la scadenza del termine di presentazione della domanda di ammissione al campionato di B, con il CU n.169/A del 21.06 2023 (c.d. Norma salva-Brescia), posto a fondamento interpretativo della mediocre decisione del CGS n.64 del 20.07.2023 di confermare l’esclusione della Reggina deliberata dal Consiglio federale del 07.07.2023, sulla base di una norma creata ad hoc per avvilire il merito sportivo.
Non sappiamo che cosa deciderà il Tar il 2 agosto sul caso Reggina, ma speriamo che vinca il merito sportivo e l’applicazione delle regole vigenti al momento in cui gli adempimenti amministrativi andavano rispettati, cioè la Reggina.
Anche se c’è sempre il Consiglio di Stato il 29.08.2023, pronto a fare giustizia amministrativa e giustizia sportiva ed etica, ove il Tar del Lazio non vi provveda prima
Per il Foggia, mi pare chiaro, anche per evitare le già promesse denunce penali e azioni di risarcimento dei danni sia dei tifosi del Foggia che della società (che ha già chiesto alla FIGC nella misura di euro otto milioni, a prescindere dall’ammissione alla B), che un rinvio dei due giudizi in decisione il 2 agosto servirebbe alla FIGC per decidere meglio e salvare le poltrone di chi avrebbe dovuto dimettersi da tempo.
Per salvare il calcio professionistico vanno recuperati il merito sportivo del Foggia e della Reggina, con il sacrificio di dover sopportare il demerito sportivo di Lecco e Brescia, con un nuovo Lodo Petrucci, che potremmo definire Lodo ‘Zona Foggia’.
Purché poi, ripristinate le regole, ricominci a vincere solo il migliore.

Avv. Enzo De Michele

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