Il Cudini 2.0 ha dato segni di reazione e questo è un ottimo segnale. Non era affatto scontato che proprio contro il ricco Catania, una delle protagoniste indiscusse del mercato di riparazione, il Foggia della rifondazione facesse punti, per di più con una prestazione a larghi tratti convincente.
Ma è andata così.
Si è rivisto un gol da centravanti allo Zaccheria, numerosi tiri nello specchio della porta durante l’intero incontro, una traversa e diverse occasioni da gol.
È un dato di fatto che avere gli uomini giusti per ogni ruolo, anche se non necessariamente campioni di primo livello, abbia ridato compattezza e fluidità al gioco.
Il risultato è stata una naturale conseguenza e non è azzardato dire che vada anche stretto ai rossoneri.
Era nel giusto chi sosteneva che il modulo preferito di Cudini non fosse praticabile per le caratteristiche della rosa e che questo peccato originale, amplificato dall’ammutinamento di una parte qualificata dello spogliatoio, abbia affossato la squadra spingendola verso il baratro.
È altrettanto evidente che la reazione della Società sia stata tardiva e sbagliata. Non andava consentito a chi ha remato contro di prendere il comando dopo l’esonero dell’allenatore.
Ma questa è ormai storia.
I limiti organizzativi e strutturali sono noti, li abbiamo evidenziati più volte in maniera chiara e i fatti ci hanno dato ragione.
Prendiamo atto, tuttavia, che venerdì notte più di un segnale positivo c’è stato sul campo.
La strada della salvezza, unico serio obiettivo che ci si possa dare in questo momento, riparte dal colpo di testa di Santaniello e dalla prestazione generosa e concreta di tutta la squadra.
Di più non si può chiedere.
Il Presidente Canonico lunedì scorso è intervenuto proprio a La partita dei Mitici per chiedere di valutare il calciomercato del Foggia solo alla fine.
Ebbene, se pure un diffuso sentimento di forte perplessità abbia accompagnato i giudizi al termine delle contrattazioni, la partita con gli etnei ha fornito spunti positivi di riflessione.
I prossimi tre, decisivi, incontri ci diranno se si sia trattato di un fuoco di paglia o di una svolta a cui abbia contribuito anche qualche scelta meno appariscente del passato, ma con un senso logico che è spesso mancato.
Un Foggia operaio potrebbe, quindi, rimediare alle figuracce delle figurine.
Nel frattempo, per la prima volta in questi tre anni a guida Canonico, abbiamo assistito a una dura contestazione di una parte del tifo organizzato nei confronti della proprietà.
È un elemento di novità non marginale, destinato a pesare sui delicati equilibri della piazza, e i cui effetti sono difficili da prevedere.
In questi casi i risultati potrebbero aiutare a superare la crisi, ma ci vorrà molto tempo e non è detto che basti risalire la classifica.
La proprietà ha perso troppe occasioni in queste ultime stagioni per stabilire rapporti non conflittuali con l’ambiente, moderare i toni nella comunicazione, adottare comportamenti più lineari e coerenti con gli obiettivi dichiarati.
Questi errori hanno avuto un effetto destabilizzante che, complici i risultati scadenti dell’ultimo periodo, ha minato anche la pazienza di una parte del tifo dei settori popolari.
Iscrivere la squadra e pagare gli stipendi non è più sufficiente a giustificare qualsiasi cosa.
Prima o poi doveva accadere.