Foggia – Catania: Un pari dal sapore amaro, in una partita segnata dal dolore

La partita tra Foggia e Catania, terminata 2-2, è stata molto più di una semplice sfida calcistica, non solo per quanto accaduto sul campo, ma per il contesto emotivo che l’ha preceduta. Una settimana di commemorazione per tre giovani tifosi scomparsi tragicamente ha accompagnato ogni istante del match, trasformando lo stadio in un luogo di ricordo e silenzio.

Prima del calcio d’inizio osservato un minuto di silenzio, con il “via” posticipato di tre minuti: un piccolo ma significativo gesto per ricordare chi non c’è più.
L’incasso netto della partita, devoluto alle famiglie delle vittime, un segno di vicinanza e solidarietà da parte della società e della comunità foggiana.
Il pubblico, pur numeroso, ha osservato una compostezza quasi solenne, interrotta solo da pochi cori dedicati a Samuel, Michele e Gaetano, i tre ragazzi che, da quel giorno, vegliano su Foggia dall’alto, mentre nel finale, con la squadra sotto la curva nord, i cori si sono fatti più intensi, quasi un ultimo saluto da parte di tutta la città.

La pioggia, intermittente, ha fatto da cornice a una partita che si è svolta in un’atmosfera surreale.
Come se anche il cielo volesse partecipare al lutto, le gocce d’acqua si sono intensificate nei momenti cruciali: quando Tascone ha segnato il suo primo gol e quando De Lucia, come purificato dalla pioggia, ha parato il rigore dell’ex D’Andrea, proprio sotto la curva nord, suscitando un boato di liberazione tra i presenti.

Il primo tempo è stato dominato da una tensione silenziosa, spezzata solo dagli attimi di gioco più significativi. Una traversa colpita da Montalto al primo minuto, un gol divorato da Emmausso, che ha colpito di spalla una palla da sospingere in rete, poi quel gol annullato a Murano che ha acceso un attimo di speranza tra i tifosi.
Ma è al 39’ che la partita ha preso una piega diversa: Tascone, MVP di giornata, con un tiro al volo sugli sviluppi di un calcio d’angolo, ha fatto esplodere la gioia di uno stadio che, pur trattenendo le emozioni, non ha potuto nascondere l’urlo liberatorio.

Nel secondo tempo, ancora lui, Tascone, ha raddoppiato in avvio, sugli sviluppi di una ripartenza, portando il Foggia ad un meritato vantaggio che sembrava destinato a regalare una vittoria insperata. Eppure, il calcio sa essere beffardo.
Nonostante la difesa del Foggia rinforzata numericamente con cambi tattici e il passaggio dal 4-3-3 (che ben aveva figurato nel primo tempo) al 5-3-2, il Catania ha trovato la forza di reagire, soprattutto grazie agli innesti di Inglese e D’Andrea ma anche ad un fisiologico calo fisico dei rossoneri.
Prima, un gol dell’ex attaccante di Chievo e Parma, nato da una respinta di De Lucia, ha riaperto la partita. Poi, in pieno recupero, il pareggio di Di Gennaro imbeccato proprio da D’Andrea, bravo a sfruttare una bellissima verticalizzazione, quando ormai il Foggia era schiacciato nella propria area, incapace di resistere alla pressione finale degli avversari.

Il 2 a 2 lascia un sapore amaro. A pochi minuti dalla fine, i rossoneri erano in vantaggio di due reti, e un risultato che alla vigilia sarebbe stato accolto con soddisfazione, si è trasformato in una sorta di sconfitta morale.
L’espulsione di Santaniello nei minuti di recupero ha aggiunto ulteriore frustrazione, chiudendo la partita in un clima di rammarico.
Non bisogna assolutamente dimenticare che il Foggia giungeva a questa partita al termine di una settimana atipica e molto dispendiosa a livello emotivo, che non può non aver lasciato il segno.
Per questo motivo sarebbe d’obbligo un plauso a tutta la squadra, soprattutto per l’impegno profuso in campo.

Al termine di questa partita, più di ogni altra cosa, resterà impressa la sensazione di aver giocato non solo per una città, ma per tre giovani anime che continueranno a vivere nei cuori di chi, ogni domenica, riempirà quello stadio di passione e amore.
Una partita che è stata molto più di una semplice sfida calcistica: un tributo silenzioso, sotto la pioggia, a chi non c’è più, ma non verrà mai dimenticato.

Foto: Federico Antonellis

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