Disfatta Foggia: squadra senza anima, Capuano si dimette. Ora basta scuse!

La partita tra Foggia e Sorrento ha messo in luce tutti i limiti, ormai evidenti, di una squadra che sembra inesorabilmente alla deriva, chiudendo la trasferta di Potenza con una sconfitta per 2-1. Un Foggia privo di mordente, incapace di creare gioco e rispondere con decisione agli attacchi avversari, lascia così sul campo tre punti pesanti che consolidano la sua posizione in zona retrocessione. La cronaca del match parla chiaro: nonostante il vantaggio grazie al rigore trasformato da Murano, i rossoneri non sono riusciti a mantenere il controllo della partita e hanno subito una rimonta dolorosa, segnata dall’indolenza generale e dalla scarsa reattività della squadra.

Il Sorrento di Barilari nel primo tempo ha mostrato fin da subito maggiore intraprendenza e compattezza. I campani sembravano consapevoli della vulnerabilità del portiere De Lucia nei confronti delle conclusioni dalla distanza, tentate con costanza per tutti il match, mentre il Foggia faticava a trovare un’identità precisa sul campo, acuita nella ripresa dall’alternanza di moduli, senza apparente efficacia. In avvio di ripresa, il rigore trasformato da Murano aveva abbagliato la tifoseria rossonera, dando per un attimo l’illusione di una svolta. Tuttavia, il Foggia non è riuscito a sfruttare il vantaggio, e l’episodio chiave della rete mancata del 2-0 da parte di Emmausso, che ha preferito un’improbabile soluzione personale piuttosto che passare a Murano meglio piazzato, rappresenta il simbolo della scarsa lucidità e della mancanza di cattiveria sotto porta.

Il gol del pareggio del Sorrento è arrivato al 72° minuto con una non irresistibile conclusione da fuori area di De Francesco, che ha colto l’attimo sfruttando l’ennesima amnesia dei rossoneri in fase difensiva. Al Foggia è mancata ancora una volta la prontezza necessaria per chiudere gli spazi e impedire il tiro. La fragilità psicologica dei rossoneri è emersa con forza nel finale, quando al 94° minuto Vitiello ha trovato il gol decisivo, anch’esso dall’esterno dell’area, mentre i giocatori foggiani assistevano, impotenti e disorientati.

In questo scenario, i continui cambi di modulo voluti da Capuano (?) – partito con un 4-3-3, passato poi a un 4-2-3-1 e ritornato al 4-3-3, abbiamo perso il conto – hanno ulteriormente disorientato la squadra. I giocatori, apparsi apatici e incapaci di pungere, hanno evidenziato una scarsa comprensione e predisposizione alle nuove disposizioni, frutto di una strategia che sembra essere diventata confusa e incerta, contrariamente a quanto dichiarato dal tecnico nel giorno della sua presentazione, che aveva inizialmente prospettato una struttura difensiva solida a tre, suo consolidato marchio di fabbrica.

La situazione è esplosa a fine partita, quando Capuano ha annunciato le sue dimissioni, adducendo motivazioni che rimandano a problemi interni e alludendo a un episodio “grave” accaduto negli spogliatoi, probabilmente durante l’intervallo. Una dichiarazione che, oltre a suscitare preoccupazione, rappresenta l’ennesimo episodio di un teatrino ormai estenuante, che richiede una risposta immediata da parte della società e del management, responsabile per la sua quota parte.
La sensazione è che gli attori del succitato teatrino non stiano remando tutti nella stessa direzione. Le primedonne di questa vicenda dovrebbero guardarsi alle spalle, ripensando solo a qualche giorno fa, quando si alzarono in piedi durante la cerimonia funebre, per omaggiare i tre ragazzi scomparsi e il loro grande desiderio: quello di vedere in campo una squadra combattiva e determinata.

Ora il presidente Canonico è chiamato a prendere una decisione chiara e determinata: accettare le dimissioni del tecnico e operare una svolta netta o rigettarle, dando pieno appoggio a Capuano e mettendo ai margini chiunque non risponda alle esigenze del momento. A prescindere dalle scelte, è evidente che l’intero gruppo, dal management ai giocatori, debba assumersi le proprie responsabilità per evitare che questa stagione si trasformi in un’inarrestabile corsa verso la retrocessione.

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