Apprendiamo a mezzo di un lungo articolo del Corriere del Giorno che il presidente del Taranto Calcio, Massimo Giove, con una accorata e stizzita lettera, comunica urbi et orbi di voler lasciare il mondo del calcio e di conseguenza la guida della squadra ionica amareggiata dal “caso Iacovone” che, dopo cinquanta giorni dall’incendio nella partita contro il Foggia, non ha ancora avuto la sperata agibilità per poter tornare ad ospitare il pubblico in occasione dell’importante sfida contro il Crotone.
In verità allo Iacovone si giocherà, ma a porte chiuse, in quanto ancora nessuno si è preso la responsabilità di dichiarare superata l’emergenza strutturale dell’impianto dopo il rogo scoppiato il 3 settembre scorso, nonostante i dichiarati lavori di ripristino.
Ora, vada al presidente del Taranto, ma soprattutto ai tifosi tarantini tutti, la nostra umana solidarietà. La serie C non è un campionato dove è possibile lucrare attraverso la proprietà di una società calcistica, soprattutto quando poi si prova con importanti investimenti a metterla in condizione di lottare per traguardi ambiziosi (il Taranto quest’anno nessuno nega che abbia speso – e tanto – per rinforzare la sua formazione). A maggior ragione se poi si deve rinunciare agli incassi delle partite casalinghe, per non dire dell’indiscutibile handicap di non poter giocare fra le mura amiche spinti dall’incitamento dei propri sostenitori.
Indiscutibile comprendere i motivi per cui Massimo Giove annuncia di voler abbandonare tutto, sentitosi abbandonato da quelle Istituzioni tarantine (Sindaco in testa) che, al contrario, avrebbe voluto sentire al suo fianco nel tentativo di restituire lo Iacovone ai suoi tifosi. Quello che però non possiamo né comprendere, tantomeno accettare, è il suo perseverare nel j’accuse ai tifosi rossoneri ed alla società del Foggia (oltretutto punita, più a torto che a ragione, con due giornate di porte chiuse allo Zaccheria) che, come più volte scritto e sottolineato da queste colonne, sono stati vittime e non carnefici di quanto accaduto in occasione dell’incendio sotto la curva nel settore ospiti dello stadio di Taranto. Vorremmo ricordare che la pelle, in prima persona, in questa circostanza l’hanno rischiata soprattutto i 300 supporters rossoneri arrivati allo stadio inconsapevoli che, sotto le gradinate a loro destinate, erano state ammassate quantità considerevoli di rotoli catramati, altamente infiammabili, utili alla pavimentazione di piste da atletica, che ovunque avrebbero dovuto essere stoccate, tranne che in un luogo di pubblico spettacolo (cosa oltretutto espressamente vietata dalle norme antincendio). Tantomeno si può affermare che durante la partita il comportamento dei supporters rossoneri sia stato colpevolmente diverso da quanto fatto da un gran numero di tifoserie organizzate, quella tarantina compresa, in occasione di partite particolarmente sentite (come appunto un derby) in casa come in trasferta. Possiamo discutere sull’opportunità o meno di consentire l’uso di fumogeni e di petardi prima, durante e dopo questi eventi sportivi, ma non ci si venga a dire che solo a Taranto, e in particolare nella circostanza dello scorso incontro con i rossoneri, sia stata la prima volta che un gruppo di ultras (nel caso in questione quelli del Foggia) abbia voluto caratterizzare il proprio sostegno alla squadra del cuore con l’uso di materiale pirotecnico di vario genere. L’assoluzione al comportamento dei tifosi del Foggia non la diamo noi, ma viene direttamente dalle decisioni del Giudice Sportivo che in casi simili, e per decine e decine di tifoserie, non ha sanzionato neppure con un euro di multa l’uso di fumogeni laddove non abbiano causato alcun tipo di danno (comunque, lo scoppio di alcuni petardi che hanno cagionato lievi escoriazioni al personale presente sul campo è stato sanzionato con la chiusura di una giornata dello Zaccheria in occasione della gara interna col Francavilla).
Ora si dirà: “Ma a Taranto il danno da incendio c’è stato, eccome!” Ed è questo che invece vogliamo contestare ai soliti benpensanti e al presidente Giove. Il danno c’è stato, innegabile, ma non a causa dei tifosi rossoneri, o meglio, a causa loro ma non per colpa loro, e la differenza non è lessicale ma assolutamente sostanziale e non di poco conto. Anche se decisamente “crudo”, urge qui un esempio esemplificativo di quanto successo allo Iacovone per meglio spiegare i motivi dell’estraneità ai fatti dei tifosi rossoneri presenti in curva per il derby. Se durante una rappresentazione teatrale a un attore viene sostituito, a sua insaputa, il pugnale finto retrattile con un pugnale vero, un gesto innocuo e ripetuto centinaia di volte nella finzione scenica di un omicidio, inevitabilmente può trasformarsi in una tragedia nell’assoluta involontarietà di chi quel gesto l’ha compiuto. Se allora un tifoso getta a terra un fumogeno esaurito in uno stadio qualsiasi, questi sa per esperienza, avendolo fatto più volte senza alcuna conseguenza, che quel gesto potrà essere poco ortodosso, contestabile o sanzionabile legittimamente quanto si vuole, ma di certo non cagionevole di appiccare un incendio. Se lo stesso gesto lo stesso tifoso lo fa in uno stadio con del materiale infiammabile, a sua insaputa irresponsabilmente ammassato a terra, inevitabilmente ma involontariamente un incendio può scaturire. A questo punto non è difficile capire dove vadano ricercate le vere e uniche responsabilità che ancora oggi negano ai tifosi tarantini il piacere di seguire la propria squadra del cuore nello storico impianto cittadino.
Ci auguriamo che l’intenzione di abbandonare il Taranto al proprio destino sia più una provocazione del Patron rossoblù che una sua reale volontà. Ma detto che sarà bene per tutti attendere la conclusione delle indagini da parte della Procura Federale e soprattutto della Procura Ordinaria prima di lanciare affrettati strali contro questo o contro quello, consigliamo al presidente Giove di fare e di farsi alcune domande prima di puntare frettolosamente il dito contro il Foggia e i tifosi foggiani presenti allo Iacovone il 3 settembre.
Caro presidente, secondo lei è consentito dalla legge accatastare materiale infiammabile in strutture all’aperto o al chiuso oggetto di pubblico spettacolo?
È consentita dalle norme la presenza di materiale che non sia ignifugo in queste strutture?
Di chi è stata l’infelice idea di usare uno stadio come improprio deposito di materiale infiammabile? E chi ha autorizzato quest’uso improprio?
Chi ha fatto i controlli preventivi prima di dichiarare agibile ai fini antincendio una struttura in cui era evidente la presenza massiva di materiale infiammabile? E chi ha dichiarato agibile per manifestazioni di pubblico spettacolo lo Iacovone nonostante la presenza di questo materiale?
Chi ha autorizzato la presenza di spettatori nel settore sotto il quale questo materiale era stato accatastato?
Era stata segnalata con apposita ed evidente cartellonistica la pericolosità e l’infiammabilità di questo materiale? I tifosi ospiti e le forze dell’ordine che gli scortavano ne erano informati? Ne erano informati anche tutti gli altri spettatori presenti?
Erano presenti in prossimità di questo materiale appropriati e calcolati apprestamenti antincendio che avrebbero potuto e dovuto estinguere sul nascere qualsiasi focolare innescato colposamente o dolosamente?
Il Taranto calcio e gli addetti alla manutenzione dello Iacovone non hanno mai notato la presenza di materiale improprio nello stadio? Qualcuno di loro si è mai domandato o ha domandato di cosa si trattasse? Qualcuno si è mai chiesto o ha chiesto se fosse consentito e quali rischi per i calciatori, gli addetti ai lavori e gli spettatori la presenza di questo materiale poteva comportare?
Non sarebbe stato quantomeno opportuno che chi preposto all’incolumità pubblica avesse vietato la trasferta alle tifoserie avversarie a cui quel settore era destinato fintanto quel materiale fosse stato lì depositato?
E potremmo continuare.
Non sarà allora, caro presidente Giove, che prima di indicarci al pubblico ludibrio, continuando a chiedere sanzioni nei nostri confronti, bisognerebbe che qualcuno si degnasse di rispondere ad alcuna di queste domande?
Con immutata stima.
Francesco Bacchieri