L’inizio del campionato NBA si sta avvicinando, ma risultati e classifiche (di cui parleremo durante tutta la stagione) raccontano solo una parte di questo, che per molti non è solo un gioco. L’NBA oggi è molto di più di una semplice competizione sportiva: è uno specchio che riflette la cultura popolare, non solo americana. Un universo dove si intrecciano sport, moda, musica ed intrattenimento.
Oggi vorrei che vi tuffaste con me nel mondo delle sneaker e di come un paio di “scarpe da ginnastica” abbiano mischiato le carte in tavola diventando un fenomeno globale.
Nike ne ha fatta di strada prima di diventare il brand di abbigliamento sportivo che conosciamo oggi. Agli inzizi era la Blue Ribbon Sport, e si occupava principalmente di importare dal Giappone scarpe da corsa (quelle che oggi conosciamo come Asics). Fu un dipendente, Jeff Johnson, a suggerire il nome Nike, ispirato alla dea greca della vittoria, appunto Nike. Il famoso “Swoosh”, il baffo presente su tutti gli indumenti, fu disegnato da una studentessa di design per soli 35 dollari. Non proprio compensi da multinazionale.
Agli inizi degli anni’80 Nike stava cercando di penetrare il mercato del basket, ma marchi come Converse ed Adidas dominavano, avendo sotto contratto giocatori come Magic Jhonson o Larry Bird, a quei tempi stelle indiscusse della lega. Nike era un brand rispettato, tuttavia ancora percepito come un marchio per runner.
E quando di mezzo ci sono moda e stile noi italiani, per qualche motivo, rispondiamo sempre presente.
E infatti a questo punto della storia che entra in gioco Sonny Vaccaro, tutt’altro che uno stilista o un designer. Era un Talent scout che girava i palazzetti dei licei e delle università in cerca di campioni. E fu proprio questo Italoamericano a convincere Nike a puntare su un giocatore che sarebbe stato in grado di trascendere il gioco del Basket. E si! Un certo Micheal Jeffry Jordan.
Jordan era appena uscito dal college dopo una brillante carriera con la University of North Carolina ed era stato scelto dai Chicago Bulls.
MJ, all’epoca, non aveva nessuna intenzione di firmare con Nike. Preferiva Adidas, molto più popolare tra i giocatori NBA. Ma Adidas non mostrò grande interesse nei suoi confronti e Converse, che aveva fin troppe “stelle”, non volle puntare su di un rookie.
Invece Vaccaro, convinto delle doti atletiche e del carisma, ma anche dell’appeal commerciale di Jordan, ottenne un contratto da 2,5 milioni di dollari , la produzione di una linea di scarpe tutta incentrata sul giocatore ed una percentuale sulle vendite per colui che presto divenne “Sua Maestà Air”. Cose inaudite e impensabili per quei tempi.
Le Air Jordan 1 uscirono nel 1985, con il loro colore proibito, un mix di rosso, nero e bianco (motivo per il quale tutt’oggi questa colorazione ha sempre un costo superiore rispetto alle altre), furono bandite dalla NBA perché non rispettavano il regolamento cromatico. Ma questo non fece altro che accendere la curiosità dei fan. E la Nike insieme all’italiano, guru del marketing sportivo, trasformarono la punizione in un colpo di marketing geniale: “La NBA le ha proibite, ma tu puoi indossarle”. Boom! Le scarpe volarono via dagli scaffali e MJ iniziò la sua scalata a leggenda.
Le vendite superarono i 100 milioni di dollari nel primo anno e la Nike divenne l’impero globale che oggi tutti conosciamo.
Il film Air (2023), diretto da Ben Affleck, racconta questa incredibile storia e la scommessa che la Nike vinse, cambiando non solo il basket, ma anche la moda, lo stile e la cultura urbana.
Dopo MJ, la tendenza delle sneaker firmate ha continuato a crescere. Il centro più dominante di sempre, Shaquille O’Neal, firmò prima con Reebok ma poi mise su un brand tutto suo con sneaker a basso costo che fossero accessibili anche per i ragazzi dei campetti nei ghetti delle metropoli americane. Kobe Bryant, LeBron James e molte altre stelle hanno lasciato il segno dimostrando come le sneaker siano diventate simboli di stile e cultura urbana.
In un mondo dove i confini tra sport e cultura pop sono sempre più sfumati, tutto è iniziato con un paio di scarpe, l’intuizione di un Italiano e un ragazzo di Chicago. Un’icona, una leggenda. E le sue Air Jordan.
E voi ne avete mai indossate un paio?