Ci sono numeri che più di altri avvicinano ed alimentano la passione dei tifosi. La maglia numero 10 nel calcio, ad esempio, è molto più di un semplice numero: rappresenta l’arte, la fantasia, l’imprevedibilità. Da decenni, questo numero incarna lo spirito dei giocatori più creativi e geniali, quelli capaci di trasformare un’azione banale in un colpo da maestro. E sono proprio questi interpreti, da Gianni Rivera a Diego Maradona, ad aver scolpito nella memoria collettiva l’essenza del numero 10, elevandolo a simbolo di eccellenza calcistica.
Anche nella storia della NBA ci sono numeri che, per un motivo o per l’altro, hanno assunto un’aura mitica, e nessuno di questi ha lasciato un’impronta più forte del leggendario 23 di Michael Jordan. Ma il viaggio di Jordan nel mondo dei numeri non si limita solo al 23. Dalla famosa parentesi con il 45 fino al misterioso 12, ogni numero che ha indossato racconta una storia che parla della sua straordinaria determinazione e della sua capacità di elevare ogni dettaglio a qualcosa di mitico.
23: Il numero che diventa icona
Michael Jordan e il numero 23 sono diventati inseparabili, quasi un tutt’uno. Cresciuto nel North Carolina, Jordan scelse questo numero per un motivo molto personale: suo fratello maggiore, Larry, un punto di riferimento e un rivale negli allenamenti, indossava il 45. Michael decise di prendere la metà (arrotondata per difetto) del numero del fratello, come se volesse dire che avrebbe sempre lottato per essere la metà perfetta di chi lo ispirava di più. Mai avrebbe immaginato che il 23 sarebbe diventato simbolo di grandezza e oggetto di culto, ispirando milioni di fan in tutto il mondo. Per Jordan, il 23 non era solo un numero, ma una parte del suo essere. Ogni volta che scendeva in campo con quella maglia, sapeva di portare con sé un’intera eredità. L’immagine di lui che vola per una schiacciata, la lingua di fuori, il suo sguardo feroce: tutto in lui sembrava dire che chiunque si fosse messo contro il numero 23, sarebbe stato sconfitto. E così, per tutta la sua carriera, il 23 diventò sinonimo di Jordan, di successo e di una ferocia agonistica senza eguali.
L’iconica 23 dei Chicago Bulls
45: Il numero del ritorno e della rinascita
Dopo il ritiro nel 1993, Jordan fece una pausa per seguire il sogno di giocare a baseball, in onore di suo padre, da poco scomparso. Ma il richiamo del parquet era troppo forte, e il 18 marzo 1995, Jordan tornò alla NBA. Per lui, però, non era giusto indossare il 23. In memoria di suo padre e come simbolo di un nuovo inizio, scelse il numero 45, lo stesso che portava ai tempi del baseball e quello del fratello. Il ritorno di Jordan con il 45, tuttavia, non fu semplice. I Bulls erano una squadra diversa, e il numero sembrava portare con sé un nuovo Michael, meno aggressivo, meno incisivo. Dopo una sconfitta contro i rivali Orlando Magic durante i playoffs del 1995, Jordan decise che era il momento di cambiare. “Il 45 non mi rappresenta,” disse. La notte successiva, uscì in campo con il 23, come a dire al mondo: il vecchio Jordan, quello che tutti temevano, era tornato. Con il 23, Jordan sembrava risorgere, riportando i Bulls alla gloria per altri tre titoli consecutivi e cementando il suo status di leggenda.
Michael Jordan con il numero indossato dopo la parentesi nella MLB
Il misterioso numero 12: un giorno senza nome
Ma c’è un altro numero, uno strano e poco conosciuto, che si intreccia con la leggenda di Jordan: il 12. L’evento accadde il 14 febbraio 1990, durante una trasferta a Orlando. Prima della partita, qualcuno rubò la sua classica numero 23 dallo spogliatoio, lasciando i Bulls nel panico. Non c’era una maglia di riserva per Jordan con il numero 23, e così dovettero improvvisare, dandogli la maglia numero 12, senza nemmeno il suo nome stampato sopra. Jordan non era abituato a scendere in campo senza il 23 sulla schiena, e quella sera tutto sembrava essere contro di lui. Eppure, come solo lui sapeva fare, decise di trasformare quella sfida in motivazione: con il numero 12, Jordan mise a segno ben 49 punti contro gli Orlando Magic. La leggenda narra che fosse visibilmente irritato, e quella partita, più che un normale incontro, divenne una sfida personale contro l’imprevisto. Jordan sembrava quasi dire al mondo: “Non importa il numero che porto sulla maglia; quando gioco, sono sempre io, Michael Jordan”.
La rara ed introvabile canotta n.12
L’impatto dei numeri sulla cultura popolare
Il viaggio di Michael Jordan attraverso questi numeri ha trascinato con sé milioni di fan, che ancora oggi acquistano maglie con il 23, il 45 e persino il misterioso 12. Ogni numero ha una storia, un significato e un’emozione che lega indissolubilmente i tifosi al mito. Jordan è riuscito a prendere qualcosa di semplice, come il numero sulla schiena, e a trasformarlo in un simbolo, in una dichiarazione di potenza e di determinazione. In un certo senso, la storia dei numeri di Jordan è anche la storia di ciò che lui rappresentava: qualcuno che, in ogni circostanza e con qualsiasi numero, sapeva come lasciare il segno, come imprimere il proprio impatto indelebile. Oggi, quei numeri sono molto più di semplici cifre: sono simboli di una mentalità vincente, di una legacy che continua a ispirare chiunque indossi una maglia e scenda in campo con l’ambizione di essere il migliore.
Le canotte col numero 12 e 45 indossate da Michael Jordan sono estremamente rare e ambite dai collezionisti, tanto che il loro valore continua a salire. La maglia numero 12, che Jordan indossò una sola volta nel 1990 dopo che gli rubarono la maglia ufficiale, è un pezzo raro che può valere oltre i 10.000 dollari quando autenticato, anche se è difficile trovarne sul mercato poiché molti collezionisti preferiscono tenerle per la loro unicità. La maglia numero 45, invece, legata al breve ritorno di Jordan nel 1995 dopo il ritiro, è disponibile sul mercato ma ha comunque un valore significativo. Le versioni autentiche autografate di questa maglia possono arrivare a valere diverse migliaia di dollari, con prezzi tra i 1.000 e i 5.000 dollari, a seconda delle condizioni e della provenienza certificata . Il valore di queste maglie, come di altri oggetti iconici di Jordan, è legato alla rarità e alla storia emozionante di quei momenti in cui Jordan riscrisse le regole del gioco.
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