Finalmente è tornato il campionato. Dopo mesi di astinenza il Foggia si ripresenta al suo pubblico rinnovato nei ranghi e nei quadri tecnici dopo il nuovo corso voluto dalla proprietà che, sfumata la possibilità di un passaggio di mano ad una cordata locale, ha deciso di “ricominciare da tre”, superando per l’appunto i tre anni che si era proposta come limite massimo per riportare i satanelli in cadetteria.
Fatta l’iscrizione nei tempi dovuti il nuovo DS Roma, arrivato da Messina, si è subito messo al lavoro per mettere in condizione l’allenatore Massimo Brambilla – già tecnico delle giovanili di Atalanta e della Juventus Next Gen – di avere a disposizione gli uomini giusti per provare a riscattare il deludente campionato scorso e riprovare a fare la parte da protagonista nella stagione in divenire, dopo la cocente delusione della finale play off immeritatamente persa col Lecco solo a giugno dello scorso anno.
Superata la debacle dell’inaspettata eliminazione di coppa col Monopoli nella notte di San Lorenzo, il Foggia ha chiuso quasi sul gong l’acquisto degli ultimi tasselli mancanti per completare un organico carente soprattutto a centrocampo, arrivando poi ad assicurarsi anche le prestazioni di Murano, la punta da doppia cifra rincorsa da due mesi, forse la più prestigiosa per la categoria se consideriamo quanto è stato determinante il trentaquattrenne attaccante potentino (con le sue 20 reti) per i successi della squadra lucana guidata da Emilio Longo.
E così, nella serata di lunedì, davanti ad uno Zaccheria tornato in gran spolvero, con le curve stracolme di entusiasmo, cori e colori, gli uomini di Brambilla non hanno deluso i 7.000 accorsi allo stadio (oltre 4.000 gli abbonati), annichilendo nella prima frazione di gioco il Trapani dell’esplosivo Patron Antonini, che non ha risparmiato milioni per allestire una formazione che, a suo dire, dovrà ambire addirittura ad arrivare in massima serie nel giro di un paio d’anni.
Rinnovato per sette undicesimi il Foggia ha sorprendentemente dimostrato di aver già assimilato i dettami di gioco del tecnico di Vimercate, superato l’empasse della prima uscita ufficiale in coppa e proponendo trame di gioco apprezzabili in quel modulo 4231 che aveva fatto naufragare il pur ambizioso Foggia di Boscaglia.
La differenza evidentemente la fanno gli uomini, tecnici e calciatori. È indubbio che questa versione 2.0 della squadra allestita dalla famiglia Canonico abbia individualità di assoluto pregio, cominciando dai confermati Salines, Tascone e Millico, per finire a gente come Zunno, Emmausso, Da Riva, Parodi e Felicioli, solo per citare alcuni dei nuovi arrivi, che promettono di dare alla squadra quel tasso tecnico in più che, a giudicare da quello che si è visto allo Zaccheria contro la formazione giudicata da tutti come la più attrezzata per vincere il campionato, mettono i rossoneri fra le formazioni che potrebbero rivelarsi protagoniste della stagione appena cominciata.
Buona dunque la prima, con un rocambolesco 2-2 finale che mortifica i satanelli se non altro per come è maturato il pareggio di Lescano a tempo abbondantemente scaduto. Beccato dai fischi di tutto lo stadio, è stato proprio lui, l’oscuro oggetto del desiderio di tutta l’estate dei tifosi foggiani, a lasciare un retrogusto amaro a una partita che, al di là di segnature nate più da errori difensivi che da prodezze personali, a Foggia tutti ormai ritenevano di aver portato a casa con un inaspettato ma meritato successo.
Certo, una rondine non fa primavera, e il Foggia già fra meno di una settimana è atteso a Bari da dare conferme contro l’Altamura – altra neopromossa – di quanto di buono fatto intravedere col Trapani. Tuttavia chi ben comincia si dice sia a metà dell’opera, e sperare nel meglio in fondo non costa nulla. Sarà il rettangolo verde, nelle settimane a venire, a dare poi un giudizio più concreto su quelle che saranno le reali potenzialità di questa squadra che, comunque, si è già meritata i primi sinceri applausi dei suoi esigenti supporters.